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Con il caro energia la cogenerazione conviene ancora?

Scritto da Industriale Viessmann | 7 novembre 2022

Sì, investire in cogenerazione in questo momento è particolarmente conveniente: i tempi di ritorno dell’investimento possono essere inferiori a un anno.


Indice La cogenerazione, che consiste nella produzione contemporanea di energia elettrica e calore utile con un unico impianto, generalmente a gas, è uno mei mezzi migliori per introdurre l’efficienza energetica in imprese industriali, attività commerciali e pubbliche, settore civile e in alcuni casi anche nel residenziale. Per questo motivo è considerata una tecnologia protagonista per raggiungere gli obiettivi europei di incremento dell’efficienza e diminuzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030.

La cogenerazione e il risparmio energetico

Per comprendere il risparmio di energia apportato da un cogeneratore bisogna considerare i consumi che si avrebbero producendo in modo separato le stesse quantità di elettricità e calore. Il rendimento medio del parco elettrico nazionale è pari a circa il 40%, anche se una moderna centrale termoelettrica vanta rendimento più alti. Questo succede perché nella produzione di elettricità, una buona parte dell’energia primaria utilizzata viene sprecata in perdite e calore inutilizzato. Un cogeneratore, invece, riesce a portare il rendimento complessivo dell’impianto all’85% circa.
Risparmio energetico significa anche diminuzione dei costi per soddisfare il proprio fabbisogno, ed è per questo fondamentale motivo che la cogenerazione viene sempre più scelta dalle imprese. Ma cosa succede quanto i costi della fonte primaria utilizzata dal cogeneratore schizzano verso l’alto, come durante l’ultimo anno? In questo caso la cogenerazione conviene ancora? Si, conviene e conviene più di prima. Vediamo perché.

La cogenerazione e il risparmio economico

La valutazione della convenienza della cogenerazione deve partire da alcune premesse. Innanzitutto, il contesto ideale per la sua implementazione è quello in cui c’è richiesta simultanea e continua di energia elettrica e calore (una situazione tipica di molti processi industriali, ma anche di molte situazioni del settore civile). Inoltre, il cogeneratore deve essere correttamente dimensionato rispetto ai consumi effettivi dell’utenza: con un impianto sovradimensionato, infatti, l’energia elettrica non consumata deve essere ceduta in rete con una scarsa remunerazione, mentre l’energia termica in eccesso viene sprecata. In generale, il cogeneratore deve avere dimensioni tali da poter essere sfruttato alla massima potenza per il maggior numero di ore possibili all’anno (per sapere di più leggi Come dimensionare un cogeneratore per ottenere la massima efficienza).
Fatte queste premesse, il business plan per la determinazione dei tempi di ritorno dell’investimento si basa essenzialmente sul consumo annuale di kWh elettrici e termici e sul costo di elettricità e gas (per sapere di più leggi Come calcolare la convenienza economica della cogenerazione). In passato l’analisi dei costi/benefici, per semplicità, portava a considerare come variabile importante il rapporto tra costo dell’elettricità e costo del gas, un parametro considerato ideale se maggiore o uguale a 2,5. Questa procedura, in tempi “normali”, con prezzi abbastanza stabili e un rapporto più o meno costante, portava comunque a risultati attendibili. Oggi, invece, la situazione è molto diversa e l’analisi delle bollette dimostra che, per la cogenerazione, il migliore parametro da utilizzare per impostare un business plan è un altro: lo spread tra i due costi.

Quando lo spread è alto i tempi di ritorno sono molto brevi

Lo spread tra energia elettrica e gas è la differenza di costo tra i due vettori energetici. Un valore che è aumentato sensibilmente già a partire dall’estate del 2021, in concomitanza con le prime avvisaglie del caro energia, per poi raggiungere il massimo nell’estate 2022, con le quotazioni altissime sui mercati all’ingrosso del gas e, soprattutto, dell’elettricità che ha subito oscillazioni assolute maggiori. Bisogna considerare, infatti, che se è vero che da settembre 2021 a settembre 2022 i prezzi di entrambi i vettori risultano raddoppiati, nel gas sul Mercato del Giorno Prima si è passati da 42 a 94 €/MWh, mentre per l’elettricità il PUN (Prezzo Unico Nazionale) è salito da 112 a 231 €MWh, con uno spread che è quindi decollato da 70 a 137 €/MWh.
Ebbene: le simulazioni mostrano che quando lo spread è elevato, i tempi di ritorno dell’investimento si riducono notevolmente, al punto che proprio con le quotazioni dell’ultimo anno risultano sempre inferiori a un anno, un periodo di tempo inimmaginabile fino a 12 mesi fa. Rimane l’incertezza sulle fluttuazioni dei costi dell’energia nel corso del 2023, ma è indubbio che investire in cogenerazione non è mai stato così conveniente come oggi.