Il Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica dell’Enea evidenzia il ruolo di Ecobonus, TEE, Conto Termico, ma sottolinea il ritardo dei settori terziario, trasporti e industria.
Gli incentivi economici messi a disposizione dallo Stato per favorire interventi di efficienza energetica funzionano e si confermano l’unico strumento in grado di portare avanti i progressi del nostro Paese su questo fronte.
Bisogna, però, fare ancora molti sforzi per raggiungere sia gli obiettivi previsti per il 2020 che quelli più ambiziosi per il 2030.Secondo l’8° Rapporto annuale sull’efficienza energetica (RAEE) redatto dall’Enea, dal 2011 al 2018 i risparmi energetici ottenuti grazie a misure di sostegno sono stati pari a 10,4 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno: siamo più o meno ai due terzi dell’obiettivo complessivo previsto per l’Italia tra un anno e mezzo, e chissà se ci arriveremo.
Tutte le misure messe in campo a partire dal 2011 hanno i realtà portato il loro contributo, determinando un risparmio di 2 miliardi e 700 milioni di euro per minori importazioni di gas naturale ed evitando emissioni per circa 39 milioni di tonnellate di CO2.
Tali risparmi derivano per oltre un quarto dal meccanismo dei Certificati Bianchi e dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici.
In particolare, l’Ecobonus ha permesso, dalla sua entrata in vigore nel 2007, un risparmio di circa 100 TWh grazie ad un totale di 3,6 milioni di interventi realizzati, equivalenti a 39 miliardi di investimenti.
Nel solo 2018, l’Ecobonus ha evitato il consumo di 16 milioni di MWh, pari al fabbisogno medio annuo di energia elettrica e termica delle famiglie di una città di 2,5 milioni di abitanti.
Sul fronte dei Certificati Bianchi, invece, nel 2018 il GSE ha riconosciuto più di 3,8 milioni di TEE che pur rappresentando un netto calo rispetto al 2017 (-34%), hanno determinato una diminuzione della richiesta di energia primaria pari a 1,3 Mtep, con un risparmio di 400 milioni di euro sulla fattura energetica nazionale.
Il Conto Termico, destinato principalmente ad iniziative per l’efficienza e per le rinnovabili nella PA, ha registrato un aumento del 115% delle richieste rispetto al 2017 con 93mila richieste totali, equivalenti a un totale di 190 milioni di euro di incentivazioni.
Anche il Programma per la Riqualificazione Energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione Centrale (PREPAC) ha riscosso successo, raccogliendo 100 proposte progettuali, presentate da Amministrazioni centrali dello Stato, per oltre 177 milioni di euro.
Guardando il trend a livello di settori, però, emerge che, a fronte del comparto residenziale che ha già ampiamente superato l’obiettivo per il 2020 (137%), il terziario è solo a un quarto del percorso previsto, e anche i trasporti e l’industria hanno ancora molta strada davanti a sé (rispettivamente, hanno raggiunto solo il 41,6 e il 54% degli obiettivi).
Si evidenzia, dunque, un forte ritardo nell’efficientamento dell’edilizia non residenziale, ossia tutti gli edifici adibiti a servizi, commercio e Pubblica Amministrazione. Questo comparto in, particolare, è responsabile di consumi energetici che sono raddoppiati rispetto ai valori del 1990 nonostante la crisi economica che ha invece fatto calare il fabbisogno degli altri settori.
Per i trasporti, invece, pesa la forte dipendenza dai combustibili fossili che dovrebbe essere scardinata da politiche a favore della mobilità sostenibile.
Il grafico indica i risparmi di energia finale nel periodo 2011-2018 a seconda del settore e dell’incentivo, espressi in Mtep/anno. Fonte: elaborazioni Enea su dati MiSe, Istat, GSE,Enea, Fiaip,Gfk.
Per quanto riguarda il settore industriale, è interessante il dato relativo alle Diagnosi Energetiche, rese obbligatorie dal Decreto Legislativo 102/2014 di recepimento della Direttiva Efficienza Energetica.
Al 31 dicembre 2018 risultano pervenute ad Enea 16.105 diagnosi di siti produttivi, relative a 8.870 imprese.
Oltre il 45% delle diagnosi è stata effettuata in siti appartenenti al comparto manifatturiero e il 15% circa al commercio, dove pesano i consumi della Grande Distribuzione Organizzata.
Dall’analisi dei documenti pervenuti, il potenziale di risparmio energetico derivante da interventi caratterizzati da un tempo di ritorno dell’investimento breve, pari al massimo a 3 anni, è considerevole: attraverso circa 11.000 interventi, di cui 7.300 nel settore manifatturiero, sarebbe possibile un risparmio energetico di circa 0,9 Mtep/anno, a fronte di circa 770 milioni di euro di investimento.
Se si mettessero in pratica tutte queste misure, insomma, l’obiettivo del settore “imprese” per il 2020 sarebbe più vicino.