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Efficienza energetica, gli investimenti delle imprese tornano a crescere

Scritto da Industriale Viessmann | 24 giugno 2022

Nel 2021 c’è stato un aumento dell’8% degli investimenti in efficienza energetica, ma non è ancora abbastanza. Cogenerazione e illuminazione smart guidano la classifica.


Indice: Nel 2021 le imprese italiane hanno ripreso a investire in efficienza energetica, dopo un 2020 che era stato caratterizzato da risultati particolarmente negativi (-19,6% sull’anno precedente) a causa del blocco delle attività dovuto alla pandemia. La ripresa messa a segno lo scorso anno (+ 8%, per un valore di 2,2 miliardi di euro), tuttavia, non è stata sufficiente a riportare il valore degli investimenti ai livelli pre-pandemici. Anche l’ultimo trimestre del 2021, segnato dalla forte crescita dei prezzi dell’approvvigionamento energetico, non ha visto un parallelo incremento degli investimenti in efficienza. Al contrario, questo fenomeno ha spesso causato una forte incertezza e ha indotto gli operatori industriali a limitare gli investimenti, anche in ambito efficienza. Questa è la fotografia d’insieme scattata dal Digital Energy Efficiency Report 2022 redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Vediamo ora qualche dettaglio dell’analisi.

Cogenerazione e illuminazione guidano gli investimenti in efficienza

Nel 2021 sono andati piuttosto bene gli investimenti che il report definisce “tecnologie hardware”, che valgono quasi il 90% della somma totale e sono aumentati in un anno dell’8,4%. Si tratta di elementi impiantistici, che vedono in primo piano la cogenerazione che si conferma tecnologia fondamentale per l’efficientamento industriale (+21%% l’aumento dell’ammontare totale investito) seguita dall’illuminazione intelligente (+8%). Le soluzioni digitali, invece, sono cresciute solo del 4% e quasi la metà degli investimenti (74 milioni di euro, pari al 47%) ha riguardato i sistemi di raccolta e monitoraggio dei dati energetici di processo.
Quanto al numero di investimenti, sono quasi raddoppiati quelli in illuminazione efficiente, che ammontano all’81% del totale, mentre sono rimasti pressoché stabili (63%) rispetto al biennio 2019-2020 quelli sul processo produttivo.

Per sapere di più leggi la nostra Guida alla cogenerazione nelle imprese



Aumenta la convenienza di investire efficienza

Il Politecnico di Milano ha svolto anche uno studio su tre differenti settori industriali (alimentare, automotive e della gomma e plastica) per verificare la convenienza economica dell’installazione di un impianto di cogenerazione e dell’illuminazione LED smart in questo particolare momento storico caratterizzato da alti costi energetici. Ebbene, i risultati hanno evidenziato per entrambe le tecnologie gli indici di sostenibilità economica sono decisamente migliori rispetto alla media storicamente attesa per la stessa tipologia di investimento. Desso in parole semplici, oggi investire in efficienza conviene come non mai (leggi anche Come calcolare la convenienza economica della cogenerazione).

L’analisi si è focalizzata anche sulle variazioni delle emissioni di CO2 derivanti dall’installazione di cogeneratori, considerando che tali impianti sostituiscano la quota di elettricità prelevata da rete e prodotta dal termoelettrico. I risultati mostrano, per tutti i settori considerati, una riduzione netta della quantità di CO2 emessa in atmosfera che varia tra il -10% e il -14%.

Investono in efficienza energetica anche le PMI

Il Report mette anche in evidenza un altro dato interessante. La percentuale di imprese che investe in soluzioni “hardware” (quindi impiantistiche) è più o meno costante, pari nel 2021 al 64% del totale. Tuttavia, se il numero di grandi imprese in tutto l’ultimo triennio è in diminuzione (- 13% nel 2021 rispetto al 2020), nelle PMI si evidenzia invece un aumento del 16% anno su anno. Ma quali sono i fattori che frenano gli investimenti? Se per le grandi imprese i tempi di ritorno eccessivi risultano molto limitanti, nelle PMI la scarsa consapevolezza del top management si dimostra una barriera ancora rilevante.

Le aspettative per il futuro sono incerte

Prevedere l’andamento degli investimenti in efficienza nei prossimi anni non è semplice, perché ci sono molti elementi contrastanti in gioco. Tuttavia, il caro energia potrebbe guidare la svolta. Quasi il 90% delle imprese, infatti, afferma che il rincaro dei prezzi dell’energia porterà ad un incremento (nell’immediato o nel prossimo futuro) degli investimenti in efficienza energetica.
Meno incisivo probabilmente sarà l’impulso dato il quadro normativo incentivante, che si dimostra un po’ traballante.
Anche il PNRR, sottolineano gli esperti del Politecnico, ha destinato fondi tutto sommato esigui per l’efficienza energetica nel comparto industriale. E nel frattempo i Certificati Bianchi non si mostrano decisivi nel favorire le decisioni di investimento: la riforma avvenuta con il Decreto 21 maggio 2021 si era posta lo scopo di rilanciare il meccanismo. Le intenzioni, però, sono rimaste sulla carta. Nel 2021 il GSE ha riconosciuto complessivamente 1.120.672 CB, il 35% in meno rispetto al 2020, quando già erano diminuiti del 41%. Impressionante constatare che i certificati riconosciuti lo scorso anno sono stati un quinto di quelli emessi nel 2015. Servirebbe un processo di semplificazione e standardizzazione dell’iter burocratico, in modo da incentivare le imprese a fare richiesta dei Titoli implementando azioni di efficientamento.
Solo nello scenario più positivo disegnato dal Report, che tiene conto sia di possibili policy governative più incisive che dello “stimolo” agli investimenti determinato dagli alti costi energetici, il mercato dell’efficienza potrebbe arrivare a 3,7 miliardi di euro nel 2024. Così il settore industriale italiano si potrebbe avvicinare, nel 2030, all’obiettivo di riduzione del 40% delle emissioni di CO2 (rispetto al 1990) contenuto nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), non però a quello del -55% del pacchetto europeo Fit for 55. La strada da percorrere per una decarbonizzazione del comparto industriale, insomma, è ancora lunga.