Ridurre del 70% le emissioni provenienti da impianti termici, domestici e industriali, alimentati a biomassa, entro il 2030. È questo l’obiettivo principale del protocollo d’intesa siglato da AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) e Ministero dell’Ambiente. Un accordo che prevede azioni e impegni reciproci per migliorare la qualità dell’aria attraverso l’abbattimento del livello di PM10 e Benzo(a)pirene. Come raggiungerlo?
Attraverso la rottamazione di oltre 4 milioni di apparecchi obsoleti, presenti sul territorio italiano. Se il tuo generatore a biomassa ha più di 20 anni o se utilizzi ancora i combustibili fossili e vuoi passare a fonti rinnovabili sostenibili ed economiche, questo è il momento giusto per acquistare un nuovo impianto.
Qualsiasi sia la tipologia utilizzata, dalla combustione del legno è possibile ottenere energia termica per riscaldare gli ambienti e/o produrre acqua calda per le fasi di processo. Oltre che negli impianti domestici e industriali, sempre più spesso questa fonte energetica viene impiegata nelle reti di teleriscaldamento, pubbliche e private, come nel caso della Fondazione Edmund Mach di Trento.
Inoltre, è possibile utilizzare il legno per alimentare un impianto di cogenerazione. In questo modo con una sola fonte di energia primaria e un solo impianto è possibile produrre simultaneamente energia termica ed energia elettrica.
Vuoi approfondire? Leggi anche questo articolo sulla cogenerazione a biomassa.
Quali sono i principali vantaggi per chi decide di riscaldare il capannone, il negozio o gli uffici con un impianto a legna, pellet o cippato?
E le prestazioni?
Un generatore a biomassa legnosa assicura rendimenti elevati (92%) e bassi costi di manutenzione.
Leggi anche questo articolo sul riscaldamento industriale a biomassa legnosa, dove illustriamo come funziona un impianto alimentato con questo combustibile naturale.
Gran parte del lavoro lo fa il combustibile, che deve avere caratteristiche qualitative specifiche. Tuttavia, è importante scegliere generatori in linea con le disposizioni normative vigenti.
Dal 1° ottobre 2018 scatteranno importanti limitazioni per chi decide di installare generatori di calore a biomassa legnosa. Sarà infatti vietato installare stufe e caldaie a biomassa legnosa con classe emissiva inferiore a 3 stelle secondo il decreto 7 novembre 2017, n. 186. Dal 1° ottobre 2020, poi, si salirà ancora di livello e gli unici impianti consentiti saranno quelli a 4 stelle.
Al momento queste regole valgono solo nelle regioni del Bacino Padano che hanno aderito al “Accordo di programma per l’adozione congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria” (nello specifico Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna), per generatori con potenza termica nominale inferiore ai 35 kW.
Il costo ridotto della materia prima è sicuramente uno degli aspetti principali legati alla riqualificazione energetica industriale con impianti a biomassa. Sempre più aziende hanno scelto questo combustibile alternativo per riscaldare e produrre acqua calda per uso sanitario e tecnico, in maniera economica.
Ma quanto si risparmia, effettivamente? Vediamolo con un esempio concreto.
Prendiamo il caso di un albergo in provincia di Trento (zona climatica F) che deve fornire calore e acqua calda per tutta la struttura, composta da:
Per riscaldare gli oltre 20.000 mq veniva utilizzato un impianto alimentato gasolio, particolarmente energivoro. Si è quindi deciso di sostituirlo con una caldaia a biomassa a cippato da 400 kW, con un consumo annuo di 650-700 msr e un’energia erogata pari a 480-500 MWh.
Questa soluzione ha permesso di evitare l’acquisto di 48.500 litri di gasolio, con un risparmio sulle spese di gestione davvero importante:
Costo cippato 24 €/msr x 700 msr = 16.800 €/anno
Costo gasolio 1,1 €/l x 48.500 litri = 50.400 €/anno
Risparmio: 33.600 €/anno
E non è tutto. La sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore alimentati a biomassa è uno degli interventi ammessi dal Conto Termico 2.0. Grazie agli incentivi statali è possibile recuperare fino al 65% della somma spesa per la riqualificazione del proprio edificio e rientrare così dall’investimento in tempi brevi.
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