L’industria alimentare è il settore manifatturiero più importante dell’Unione Europea costituito per oltre il 90% da piccole e medie imprese. In Italia, la qualità dei prodotti e la grande cultura gastronomica fanno di questo comparto una presenza particolarmente importante con oltre 58.000 aziende (soprattutto micro e piccole) che vantano un fatturato in costante crescita, trainato soprattutto dall’export.
Dal punto di vista del consumo energetico, il settore alimentare presenta consumi molto elevati: secondo il Rapporto annuale sull’Efficienza Energetica dell’Enea 2018, l’11% del totale dei consumi energetici industriali. L’agroalimentare è dunque il comparto più energivoro dopo quello meccanico, siderurgico e chimico, ma forse quello in cui vi è la maggior possibilità di adottare soluzioni di efficientamento capaci di abbassare notevolmente costi e consumi.
L’ampia filiera della produzione alimentare, articolata e complessa, impiega energia elettrica e termica in numerosi processi e la componente energia pesa notevolmente sui bilanci delle piccole aziende agroalimentari italiane e dunque intraprendere azioni di efficientamento energetico può davvero rappresentare un volano per crescita e competitività.
Da dove cominciare? Il primo passo è conoscere con precisione i dati di consumo della propria attività per individuare eventuali criticità e valutare la fattibilità e la convenienza economica delle azioni da intraprendere. Il modo migliore per ottenere queste informazioni è effettuare una Diagnosi Energetica (o audit energetico) che permette di definire il bilancio energetico dell’azienda, individuare le inefficienze degli impianti/processi, indicare gli interventi di efficientamento, la loro fattibilità tecnica e il ritorno economico. (Ricordiamo che la diagnosi energetica è obbligatoria per le grandi imprese e per quelle definite “energivore” secondo il D. Lgs. 102/2014 e che ad eseguire l’analisi deve essere un professionista come un un EGE certificato-Esperto in gestione dell’Energia- o una ESCO certificata).
Nell’industria alimentare ogni realtà è specifica ma in generale le aree su cui si può intervenire sono:Le tecnologie coinvolte sono:
Nei processi produttivi agroalimentari vengono frequentemente utilizzati generatori di vapore a media pressione a 3 giri di fumo, con potenze da 0,5 a 20t/h di vapore. Un generatore di vapore di ultima generazione permette un rendimento fino al 96% ed è possibile ottimizzare l’efficienza con sistemi di recupero del calore. Un caso di successo è quello del gruppo Veronesi (alimentazione zootecnica e produzione di carni) che, utilizzando il vapore per essiccare, sterilizzare e pressare il mangime prodotto, necessitava di un impianto di produzione efficiente e dai consumi ridotti. La soluzione si è trovata con il moderno generatore di vapore Viessmann Vitomax 200 HS da 8 t/h a 16 bar con un rendimento complessivo del 96% capace di lavorare in autonomia grazie alla strumentazione prevista dalla direttiva UNI EN 12952 e UNI EN 12953. L’impianto, dotato di economizzatore integrato nel corpo caldaia, sfrutta il calore dei fumi per preriscaldare l’acqua di alimentazione della caldaia stessa recuperando parte dell’energia termica prodotta dalla combustione, che altrimenti andrebbe dispersa nel camino, assicurando così un considerevole risparmio energetico.
Gli impianti di cogenerazione producono contemporaneamente energia elettrica e termica (sotto forma di acqua calda o altro vettore), recuperando quasi completamente il calore generato dalla combustione interna per utilizzarlo nell’impianto di riscaldamento invece di disperderlo nell’ambiente. Ciò contribuisce a migliorare l’efficienza del sistema e ad assicurare prestazioni elevate, che possono arrivare fino all’80-90%. Questa è stata la scelta di Maina Panettoni che, per abbattere i costi energetici legati al riscaldamento e alla produzione di acqua calda e vapore, ha scelto di installare in parallelo con il sistema esistente un cogeneratore Vitobloc 200-EM 530/660 alimentato a gas metano abbinato a una caldaia a vapore speciale a recupero di calore Vitomax AHK da 400 kg/h a 6 bar. L’impianto così composto produce energia elettrica, acqua calda e vapore, per soddisfare il fabbisogno termico. L’intero impianto è gestito da un sistema intelligente ASPEC (Albasystem) che ottimizza i processi di utilizzo di energia elettrica e termica, adeguandoli al fabbisogno del ciclo produttivo. In questo modo la resa economica complessiva è massimizzata e gli sprechi evitati.
Gli impianti fotovoltaici, sfruttando le ampie superfici delle coperture di edifici industriali e capannoni generano energia elettrica (un modulo orientato nel modo corretto genera dai 1.000 ai 1.500 kWh per kW di potenza installata) che può essere autoconsumata riducendo il fabbisogno prelevato dalla rete. È stata questa la scelta di Bauer (preparati per brodo e insaporitori) che, per ridurre l'impatto ambientale ed economico legato all’uso di energia da combustibili fossili, ha scelto di dotare la nuova sede di Spini di Gardolo (TN) di 190 moduli fotovoltaici (potenza totale: 34,9 Kw) e di 15 pannelli solari termici Vitosol 200 per lo sfruttamento in sito di energie rinnovabili. Lo stabilimento è una costruzione futuristica con una particolare copertura a verde di più di 2500 mq di impermeabilizzazione naturale che ha ottenuto la certificazione LEED Italia NC 2009, raggiungendo il livello GOLD per l’attenzione alla sostenibilità, evidenziata negli asset di efficienza energetica ed idrica, nella scelta dei materiali, nella gestione del sito di progetto, nell’approccio innovativo alla qualità ambientale.