Ecco il metodo per valutare la convenienza dell’installazione di un cogeneratore grazie ai principali indici economico- finanziari.
Per essere utilizzato efficacemente, nell’impresa che installa un cogeneratore è consigliato un consumo contemporaneo e costante nel tempo di energia termica ed elettrica.
Inoltre, l’impianto deve essere dimensionato nel modo corretto per poter massimizzare i vantaggi dell’autoconsumo, evitando di dissipare il calore in eccesso o di cedere una quota elevata di energia elettrica alla rete nazionale.
Nell'articolo "Come dimensionare un cogeneratore per ottenere la massima efficienza" spieghiamo come si stabilisce il corretto dimensionamento dell’impianto.
I parametri sono diversi: è necessario, infatti, analizzare e quantificare le diverse voci di costo e ricavo che si generano a fronte dell’investimento realizzato, per poi valutare, attraverso i flussi di cassa annuali, tempi di ritorno e convenienza economica.
Ecco le voci di costo/ricavo da analizzare:
COSTI RIMANENTI |
RICAVI |
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COSTI OPERATIVI |
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sono quelli non condizionati dall’investimento: comprendono quelli relativi alla quota di energia termica ed elettrica (comprese le accise) non soddisfatte dalla produzione dell’impianto cogenerativo, che andranno quindi prodotte internamente con un altro generatore di calore e, per quanto riguarda l’energia elettrica, acquistata dal fornitore di energia.
comprendono, oltre a quelli relativi al consumo di combustibile (gas metano), il servizio di manutenzione e il costo del calore dissipato, che viene prodotto ma non utilizzato (accade nel caso i cui il cogeneratore sia sovradimensionato rispetto al consumo termico e può essere una voce rilevante). In questi casi è possibile sfruttare il calore dissipato per convertirlo in energia frigorifera per il condizionamento estivo attraverso la trigenerazione.
comprendono i risparmi per l’energia elettrica e termica non acquistate, la quota di accisa recuperata dal metano defiscalizzato a cui si ha diritto con la cogenerazione, i ricavi dello scambio sul posto per la parte di elettricità che eventualmente viene ceduta in rete, i ricavi dalla vendita di certificati bianchi (in alternativa l’eventuale risparmio fiscale dato dal Super Ammortamento) e, nel caso si utilizzi l’impianto in trigenerazione, l’ulteriore risparmio di elettricità. Nel computo dei ricavi può essere inserita anche una voce di “costi evitati”, per esempio se non si è dovuto effettuare l’acquisto di una caldaia tradizionale per la produzione del calore generato dal cogeneratore.
A questo punto, è sufficiente sommare tutte le voci dei costi operativi e dei ricavi da cogenerazione; gli utili annuali che si generano dalla loro differenza andranno ad abbattere anno dopo anno la somma di denaro investita per l’acquisto del cogeneratore.
L’esempio nella tabella riporta un costo di investimento iniziale, effettuato nel 2019, pari a 310.000 euro, ed evidenzia un guadagno effettivo di 120.511 euro già a partire dal terzo anno di funzionamento del cogeneratore.
Dopo 10 anni di attività, grazie a un utile di circa 140.000 euro l’anno, il sistema consente di guadagnare oltre un milione di euro: un profitto difficilmente ottenibile da qualsiasi altra tipologia di investimento disponibile sul mercato finanziario. Un investimento è valutabile come ottimo se il ritorno avviene in 3 o 4 anni.
Esempio business plan di dettaglio per l’installazione di un cogeneratore.