Il Piano contiene la proposta di obiettivi per il 2030 per contrastare i cambiamenti climatici. Al centro rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni, ma per salvare il clima bisognerà forse fare di più.
Quale direzione stanno prendendo le politiche energetiche e climatiche in Italia? Quali settori dovranno fare più sforzi per raggiungere gli obiettivi per il 2030? Dove andranno gli investimenti?
Per cercare di rispondere queste domande è utile leggere quanto è contenuto nel Piano Nazionale Integrato Energia Clima (Pniec) preparato dai Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dei Trasporti, e inviato in gennaio alla Commissione Europea che dovrebbe esprimersi entro giugno.
Nel frattempo, ci sono state le consultazioni pubbliche per recepire le osservazioni al Piano da parte di cittadini, associazioni e imprese.
(Leggi il nostro approfondimento: "Finanziare l'efficienza energetica)
Si tratta di un Piano ancora interlocutorio, quindi, in attesa delle correzioni che saranno apportate ai documenti finali.
Anche il Piano italiano, come quelli inviati dalle altre Nazioni UE, serve per avviare una strategia energetica che risponda agli obiettivi europei per il 2030 (rinnovabili al 32% dei consumi finali lordi; incremento dell’efficienza - ossia riduzione dei consumi di energia primaria - del 32,5%; calo delle emissioni di gas serra del 40% rispetto al 1990).
Al centro del Pniec ci sono cinque ambiti di intervento:
Vediamo cosa indica concretamente il Piano Nazionale Integrato Energia Clima sul fronte rinnovabili, efficienza ed emissioni, ossia le tre dimensioni che hanno una diretta influenza sugli ambiti di intervento.
Il Piano italiano punta a una “transizione equilibrata” che affronti i cambiamenti climatici senza penalizzare troppo alcuni comparti, ma da molti osservatori è giudicato insufficiente per determinare una vera transizione energetica.
Le principali obiezioni riguardano la crescita prevista per le rinnovabili che si fermerebbero al di sotto di quanto chiede l’UE. Anche il contenimento delle emissioni, che nel complesso si fermerebbe solo al 37%, sarebbe al di sotto di quanto previsto dall’UE.
Inoltre, al momento mancano le misure (incentivi, defiscalizzazioni, eccetera) specifiche per attuare ogni singola misura.
Sono stati invece stimati i costi complessivi: per realizzare tutti questi obiettivi serviranno oltre 180 miliardi di euro aggiuntivi di investimenti rispetto alle politiche correnti nel periodo 1017-2030, equivalenti a un aumento del 18%.
Ben 759 miliardi dovrebbero andare a beneficio dei trasporti sostenibili, 180 al settore residenziale, 90 al terziario e 33 all’industria.
La tecnologia che sarà più premiata sarà il fotovoltaico, a cui tra il 2017 e il 2030 dovrebbero andare complessivamente 38 miliardi (rispetto agli 11 previsti dalle politiche attuali), favorendo l’installazione di 30 GW di nuova potenza installata.