Guida all’efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione

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Introduzione

Per il parco edilizio della PA centrale e locale esistono grandi possibilità di efficientamento, scegliendo le giuste tecnologie, gli incentivi e gli strumenti contrattuali più adatti.

La Pubblica Amministrazione è uno dei maggiori consumatori di energia in Italia. Complessivamente, secondo la Consip, le pubbliche amministrazioni sono soggette a spese annuali legate all’energia per oltre 7,5 miliardi di euro, di cui un terzo per servizi energetici integrati (fornitura dei vettori energetici, manutenzione degli impianti tecnologici e interventi di riqualificazione energetica) e i restanti due terzi per beni (combustibili, carburanti, energia elettrica). I consumi della PA sono legati in larga parte al grande parco edilizio posseduto sul territorio nazionale, di cui ci occupiamo qui, cui si aggiungono l’illuminazione pubblica, i trasporti e le strutture di servizio come le centrali energetiche o per il trattamento rifiuti.

Affrontare il tema dell’efficienza nella PA è quindi un’azione particolarmente complessa a causa della vastità e varietà degli elementi in gioco (solamente per gli edifici, vi sono uffici, scuole, ospedali e case di cura, edifici residenziali, strutture sportive, musei, eccetera), e della complessità degli iter da affrontare per arrivare dall’individuazione di una necessità alla sua soluzione concreta. Per il suo altissimo potenziale di efficientamento, il settore della PA potrebbe ottenere grandi risparmi per la spesa pubblica e una riduzione consistente delle emissioni di CO2 in atmosfera. Il lavoro da fare è enorme, ma esistono strumenti che possono favorire queste iniziative.

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I provvedimenti per l'efficienza nella PA

Negli ultimi anni diversi provvedimenti a livello comunitario e nazionale hanno concentrato l’attenzione sull’incremento dell’efficienza energetica negli edifici della Pubblica Amministrazione. All’interno della strategia “Europa 2020” e del “pacchetto Clima”, che prevede di aumentare del 30% l’efficienza energetica entro il 2020, a partire dal 2010, l’Europa ha imposto all’Italia di avviare un percorso che consenta di ridurre l’impatto ambientale associato ai consumi dell’edilizia pubblica. La Direttiva europea 27/2012 sull’efficienza energetica, recepita in Italia con Decreto legislativo 102/2014, ha stabilito che a partire dal 2014 fino al 2020 debba essere riqualificato almeno il 3% annuo della superficie coperta utile climatizzata degli edifici della PA centrale. Per ottenere questo obiettivo il governo ha avviato il Programma di Riqualificazione Energetica della Pubblica Amministrazione Centrale (PREPAC), finanziato con risorse pubbliche.

Nel frattempo, come stabilito dalla direttiva 2010/31/UE (chiamata anche EPBD, Energy Performance of Buildings Directive), recepita dal D.L. 4 giugno 2013, n. 63, dal primo gennaio del 2019 è scattato l’obbligo per tutti gli edifici di nuova costruzione della PA di rispettare standard energetici particolarmente virtuosi. La strategia è definita dal progetto nZEB (Nearly Zero Energy Buildings), ossia edifici ad “energia quasi zero”, nei quali il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili. Dal primo gennaio 2021 l’obbligo riguarderà tutti di edifici di nuova costruzione.

 

APPROFONDIMENTO

Le tecnologie che consentono alle aziende dell’industria e dei servizi di fare efficienza energetica nella produzione di calore.

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L'edilizia pubblica direzionale

Complessivamente il parco edilizio pubblico adibito a utilizzi diversificati è valutato in oltre 65.000 unità e circa il 60% è costituito da edifici costruiti in anni antecedenti la prima legge sul risparmio energetico (Legge 373/76). Per quanto riguarda gli edifici direzionali pubblici, quelli adibiti a uffici amministrativi, si tratta di circa 13.500 immobili (3.000 quelli della PA centrale) che comportano un consumo annuo di 4,3 TWh di energia (1,3 TWh elettrici e 3 TWh termici), corrispondenti a una spesa di 644 milioni di euro (dati Enea-CRESME, il Centro ricerche sul settore dell’edilizia, riferiti al 2013). Il 20% di questi edifici è particolarmente energivoro, assorbendo 1,2 TWh/anno, per una spesa di 177 milioni di euro. Consumi che potrebbero essere abbattuti del 40% intervenendo sull’involucro edilizio e sugli impianti, portando a un risparmio di 73 milioni di euro l’anno e alla diminuzione delle emissioni di CO2 di 130.000 tonnellate (a fronte di un investimento complessivo calcolato in circa 1.000 milioni). La situazione impiantistica risulta alquanto “datata”: al 2014 il combustibile maggiormente impiegato risulta essere il gas (62%), ma il gasolio è ancora molto usato (22%). Solo il 34% degli edifici possiede un sistema di regolazione della temperatura per ogni stanza e solo nel 46% degli edifici è presente un sistema di climatizzazione.

Le caratteristiche degli impianti negli edifici direzionali della PA

(fonte: CRESME)

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La PA locale e gli edifici scolastici

L’analisi della situazione energetica PA Locale è particolarmente complessa perché molto più frammentaria. I Comuni, infatti, sono proprietari di circa il 60% dei volumi di edifici pubblici in Italia, con destinazioni d’uso molto diversificate. Inoltre, nonostante la frequente adesione delle amministrazioni ad alcune iniziative europee volontarie di riduzione delle emissioni e di miglioramento dell’efficienza (come il Patto dei Sindaci), spesso non esistono figure professionali in possesso delle necessarie competenze di gestione dell’energia. Molti Enti Locali, per esempio, non si sono ancora adeguati all’obbligo della presenza di un Energy Manager.

All’interno del bacino degli edifici della PA locale, le scuole rappresentano una parte cospicua. Si tratta, secondo il CRESME, di 52.000 strutture di cui 22.000 costruite prima del 1970, che pesano sulle casse pubbliche con consumi annuali pari a 9,6 TWh (di cui 1,4 TWh elettrici e 8,2 TWh termici) e una spesa di 1,3 milioni di euro. Intervenendo sul 20% di scuole più energivore (che assorbono ben 2,6 TWh l’anno), si potrebbero ridurre i consumi del 48% risparmiando 169 milioni di euro ogni anno ed evitando l’emissione di 312.00 tonnellate CO2, anche se bisognerebbe mettere in conto una spesa complessiva di 3,6 miliardi di euro.

Una spesa determinata dal pessimo stato di edifici e impianti: nelle scuole i generatori termici sono generalmente obsoleti e presentano bassi rendimenti stagionali, spesso sono sovradimensionati ma non riescono ad assicurare temperature adeguate. Non è generalmente prevista, inoltre, la regolazione della temperatura a zona (nel 61% dei casi esiste un solo sistema di regolazione per l’intero edificio) e le tubazioni sono in pessimo stato di conservazione. Le potenzialità di efficientamento e di miglioramento del comfort appaiono quindi considerevoli.

Gli impianti negli edifici scolastici

(fonte: CRESME)

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Le azioni per il risparmio energetico nella PA

I possibili interventi di efficientamento energetico negli edifici della Pubblica Amministrazione sono molteplici, in funzione della destinazione d’uso dell’immobile e dallo stato dell’involucro e degli impianti. Dal punto di vista impiantistico dovranno essere considerati prevalentemente interventi sulla produzione di energia termica, che rappresenta la quota maggiore dei consumi. Nel caso di uffici della PA centrale e locale, le principali azioni di risparmio si concentreranno quindi sul riscaldamento, sulla termoregolazione degli impianti e sul condizionamento estivo. Nelle suole, il perimetro di intervento dovrà considerare soprattutto la riqualificazione dell’impianto di riscaldamento con il corretto dimensionamento e la sua regolazione, in relazione all’utilizzo parziale della struttura in termini di orario e volumi. Il condizionamento, quasi sempre assente (nel 78% dei casi), dovrà essere integrato se si privilegia l’aspetto del comfort. Nel caso di centri sportivi, invece, oltre al riscaldamento degli ambienti si dovrà valutare, ove presenti, la produzione di acqua calda per la piscina e le docce.

Per stabilire le priorità di intervento, nella Pubblica Amministrazione è fondamentale, ancora più che in qualsiasi altro ambito, la Diagnosi Energetica, uno strumento necessario anche per accedere agli incentivi. La ridotta disponibilità di risorse economiche richiede, infatti, la definizione di un programma di riqualificazione che comprenda un’attenta analisi costi-benefici, coerentemente con gli obiettivi e la politica energetica adottata.

 

Alcuni interventi mirati su impianti termici e di illuminazione, spesso rientranti nella manutenzione straordinaria e inseribili nel perimetro dei contratti con le ESCO, consentono tempi di ritorno dell’investimento medio-brevi (3-8 anni), che possono ridursi se supportati da incentivi come il Conto Termico o i Titoli di Efficienza Energetica. Ecco i principali:

  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con tecnologie efficienti (generatori a condensazione, pompe di calore, caldaie a biomassa);
  • installazione di impianti di cogenerazione o trigenerazione;
  • installazione di collettori solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling;
  • sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore;
  • installazione di sistemi di termoregolazione zonale e contabilizzazione del calore;
  • riqualificazione degli impianti di illuminazione (luci a basso consumo energetico, controllo tempi accensione);
  • installazione di impianti fotovoltaici sulle coperture;
  • installazione di sistemi BEMS (Building Energy Management System) per il monitoraggio e la gestione in tempo reale dei servizi erogati dagli impianti nell’edificio;
  • ottimizzazioni di tipo gestionale come l’impostazione oculata di orari di accensione/spegnimento, interventi di regolazione e taratura sugli impianti esistenti per portarli alla massima efficienza possibile.
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Le soluzioni tecnologiche per la PA

Tra le soluzioni impiantistiche per produrre e utilizzare nel modo più efficiente l’energia, riducendo quindi i consumi, ve ne sono alcune particolarmente indicate per la riqualificazione degli impianti termici della Pubblica Amministrazione. Vediamo quali sono, a seconda della destinazione d’uso dell’edificio.

La cogenerazione

È una delle tecnologie più vantaggiose sia i termini di efficienza energetica (porta il rendimento complessivo sopra al 90%) che di risparmio economico (si risparmia il 30% sul combustibile), grazie soprattutto alla possibilità, nel caso si tratti di CAR, Cogenerazione ad Alto Rendimento, di accedere ai Titoli di Efficienza Energetica. La cogenerazione è una tecnologia che consente di produrre simultaneamente energia elettrica e termica da un’unica fonte energetica. Un motore a scoppio alimentato a gas metano, produce energia elettrica grazie ad un generatore sincrono che converte l’energia meccanica di rotazione in elettrica.
L'energia termica deriva anch'essa dal processo di combustione del motore. Essa viene prodotta, recuperando il calore: dei gas di scarico, dal tubo collettore, dal blocco motore e dall'olio lubrificante del motore.

È indicata per tutte le realtà che hanno un bisogno contemporaneo e costante di entrambi i vettori energetici, perché è in queste condizioni che il rendimento è massimo, con importanti risparmi di energia primaria: impianti sportivi, uffici, ospedali e case di cura, scuole, edifici residenziali; nel caso di grandi impianti, viene utilizzata per le centrali delle reti di teleriscaldamento.  

Abbinando frigoriferi ad assorbimento, si ottiene la trigenerazione, che permette di utilizzare l’energia termica anche per produrre aria o acqua fredda da utilizzare per il condizionamento estivo. Questo particolare utilizzo della cogenerazione è particolarmente indicato per tutti gli edifici da climatizzare in estate (uffici, ospedali e case di cura), perché si sfrutta nei mesi più caldi il calore che andrebbe dissipato quando non è necessario il riscaldamento.

Diagramma di Sankey - Cogeneratore

Le caldaie a biomassa

Le caldaie a biomassa per la produzione di acqua calda ai fini del riscaldamento rappresentano un’ottima opportunità per la PA di riqualificare i propri impianti sostituendo le fonti fossili con quelle rinnovabili, in questo caso con la biomassa legnosa (legna in ciocchi, cippato, bricchette, pellet). I grandi impianti a biomassa, soprattutto di tipo cogenerativo, sono utilizzati nelle centrali termiche per le reti di teleriscaldamento pubbliche nelle località con facile accesso ad aree boschive, quindi con ampia e costante disponibilità di materia prima. I vantaggi dei moderni generatori a biomassa risiedono nell’efficienza particolarmente elevata (fino al 92%) e nel basso costo del combustibile rispetto alle fonti fossili. Inoltre, l’utilizzo della biomassa consente alla PA di accedere agli incentivi del Conto Termico. Le emissioni delle polveri sottili derivanti dal processo di combustione, possono essere sensibilmente abbattute grazie all’abbinamento di filtri elettrostatici.

Le caldaie a condensazione a gas

Per la riqualificazione di un impianto termico obsoleto di un edificio della PA, per esempio nel caso di scuole o sedi di uffici, la scelta più indicata e meno “invasiva” è spesso quella di sostituire il vecchio generatore con uno moderno a condensazione. Questi sistemi sono molto efficienti, adottando una tecnologia che permette di recuperare quasi completamente il calore contenuto nei fumi di scarico per preriscaldare l’acqua in ingresso, riducendo i consumi di combustibile del 30%. Inoltre, la presenza di bruciatori all’avanguardia consente di ridurre le emissioni nocive. L’ampia disponibilità di potenza di queste caldaie ne rende possibile l’utilizzo in edifici di varie dimensioni. A ciò si si aggiunge la possibilità di scegliere soluzioni modulari, adattabili anche in funzione degli spazi disponibili.

Le caldaie per acqua calda

Per il riscaldamento di edifici di dimensioni medio-grandi, per le centrali di teleriscaldamento e, soprattutto, per i centri sportivi comunali dotati di piscine e servizi con docce, la priorità per avviare un percorso di efficientamento energetico è senza dubbio la dotazione di un moderno impianto per la produzione di acqua calda. Servono caldaie dimensionate nel modo corretto (le potenze variano da meno di un MW a 20 MW) e con alta affidabilità operativa. La modulazione della temperatura in funzione delle esigenze, un elevato contenuto d’acqua della caldaia e un buon isolamento consentono un notevole incremento del rendimento stagionale, che nei sistemi più efficienti arriva al 95%. La dotazione di un “economizzatore”, ossia un dispositivo integrato nel corpo caldaia che recupera il calore dei fumi consente di portare il rendimento sopra il 100%.

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Gli strumenti e gli incentivi per l’efficienza nella PA

Esistono alcuni strumenti che rendono più convenienti gli interventi di efficientamento energetico sia per le imprese che nella Pubblica Amministrazione, riducendo i tempi di rientro dell’investimento.

Certificati bianchi

I Certificati Bianchi, o Titoli di Efficienza Energetica, sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica (1 TEP, Tonnellata equivalente di petrolio, di energia primaria risparmiata equivale a 1 TEE). Il sistema dei Certificati Bianchi è stato introdotto dai decreti ministeriali del 20 luglio 2004, attraverso cui è stato imposto alle imprese concessionarie di distribuzione il raggiungimento di obiettivi quantitativi minimi di incremento dell’efficienza energetica negli usi finali dell’energia elettrica e gas. Nella PA possono essere utilizzati per la Cogenerazione ad Alto Rendimento (CAR) in sedi comunali, scuole e università, ospedali, centri sportivi comunali, anche in abbinamento al teleriscaldamento.

Conto Termico

Il Conto Termico è un contributo a fondo perduto (fino al 65% dei costi) per interventi di efficienza cumulabile con qualunque altro tipo di risorsa pubblica, sulle spese per piccoli interventi di efficienza sull’involucro, e per l’installazione di impianti per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Il Conto Termico rappresenta un’occasione per i Comuni per avviare pratiche di eco-sostenibilità energetica. La dotazione annuale di risorse per la PA ammonta a 200 milioni.

Nel dettaglio, i rimborsi sono così ripartiti:

  • fino al 40% dei costi per coibentazione involucro edilizio ed efficienza negli impianti (sostituzione illuminazione, sostituzione impianto di riscaldamento con caldaie a condensazione, sistemi di building automation);
  • fino al 55% con interventi combinati su involucro e impianti;
  • fino al 65% per l’introduzione di fonti rinnovabili (con pompe di calore, caldaie a biomassa, sistemi ibridi, solare termico).

Fondo nazionale per l’efficienza energetica

Istituito con il Decreto legislativo 102/2014 e disciplinato in seguito dal decreto MISE del 22 dicembre 2017, è finalmente in dirittura d’arrivo il Fondo nazionale per l’efficienza energetica, un fondo di natura rotativa che, tramite il coinvolgimento di istituti finanziari e investitori privati, sosterrà gli interventi di efficienza energetica - con garanzie su finanziamenti oppure con finanziamenti a tasso agevolato fino al 60% delle spese - realizzati da imprese, ESCO e Pubblica Amministrazione, su immobili, impianti e processi produttivi. La dotazione stimata del fondo, al 31 dicembre 2020, è di 320 milioni di euro, di cui 185 milioni già impegnati. Sono ammessi gli interventi realizzati dalle PA in forma singola o aggregata/associata tramite un accordo di programma, un protocollo d’intesa o una convenzione. Gli interventi devono riguardare:

  • il miglioramento dell’efficienza energetica dei servizi e/o delle infrastrutture pubbliche, compresa l’illuminazione pubblica;
  • il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici di proprietà della Pubblica Amministrazione;
  • il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici destinati ad uso residenziale, con particolare riguardo all’edilizia popolare.

Le regole per le modalità di accesso al Fondo sono state aperte alla consultazione presso il MISE a metà gennaio 2019.

Contratti EPC

Tra le modalità a disposizione della PA per accedere finanziariamente ai progetti di efficientamento energetico, meritano attenzione i contratti EPC (Energy Performance Contract) offerti dalle ESCO, Energy Service Company, ad oggi ancora scarsamente utilizzati da parte delle amministrazioni pubbliche. Il modello di questi contratti implica che il fornitore realizzi interventi di riqualificazione remunerati da una quota del risparmio energetico generato degli interventi stessi, permettendo alle PA di effettuare investimenti altrimenti non sostenibili per vincoli economici o per mancanza di risorse finanziarie. Oltre che sulla riduzione della spesa, le amministrazioni pubbliche possono contare sull’evoluzione tecnologica di impianti ed edifici e sulla garanzia di un costante adeguamento normativo. I contratti EPC sono sfruttabili sia per interventi semplici (riqualificazione impianti di riscaldamento, raffrescamento e illuminazione pubblica), sia per interventi più complessi come la riqualificazione dell’involucro edilizio.

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Casi di successo

PROGETTO

CENTRO AQUATICO DÒLAONDES

biomassbiomass

CALDAIA A PELLET

PROGETTO

CENTRO AQUATICO DÒLAONDES

biomassbiomass

CALDAIA A PELLET

Caldaia a pellet per riscaldamento piscina del centro acquatico Dolaondes di Canazei, Trento

Il nome del nuovo centro acquatico di Canazei "Dòlaondes" (dal ladino "Segui le onde"), richiama il movimento dell’acqua e ribadisce il legame tra questa preziosa risorsa e i luoghi della Val di Fassa. Nel cuore delle Dolomiti, un tempo ricoperte dal mare primordiale, rinasce un nuovo scrigno in cui l’acqua è l’assoluta protagonista, grazie al progetto finanziato dalla SITC (Società Incremento Turistico Canazei) e realizzato dall’architetto Ralf Dejaco di Bressanone.

Su una superficie complessiva di 2.400 mq, il centro acquatico di Canazei "Dòlaondes" è articolato in quattro aree tematiche, che identificano le attività da poter svolgere: "Water & Fun", le cinque piscine; "Eghes Wellness", il benessere in tutto il suo comprovato percorso; "Sport & Fitness", la palestra d’avanguardia; "Eat & Drink" dove ristorarsi dopo un’intensa giornata di attività e relax nell’acqua.

Le esigenze della struttura

Il nuovo impianto si riferisce alla ricostruzione della sola zona natatoria della vecchia piscina di Canazei. Il fabbisogno totale è pari a 1.440 kW coperto da una caldaia a pellet di potenza 700 kW e due caldaie a gasolio (dell’impianto precedente) da 370 kW ciascuna. La potenza totale si raggiunge solo durante il riscaldamento dell’acqua di vasca (una/due volte all’anno), mentre durante il normale esercizio della struttura è sufficiente la caldaia a pellet.

Progettazione e impianto

Architetto: Ralf Dejaco
Progettista: S.I.T.C. S.p.A.
Prodotti Viessmann: Caldaia a pellet Vitoflex 300-UF (ex Pyrotec)

PROGETTO

OSPEDALE SANT'ORSOLA

gasgas

RIQUALIFICAZIONE CENTRALE TERMICA

PROGETTO

OSPEDALE SANT'ORSOLA

gasgas

RIQUALIFICAZIONE CENTRALE TERMICA

Il Policlinico Sant’Orsola - Malpighi di Bologna è uno degli ospedali più antichi d'Italia (il primo nucleo risale alla fine del ‘500), nonché sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna. L'accorpamento, nel 1978, del vicino e più recente ospedale Malpighi ha portato la struttura ad una superficie di oltre 223.000 mq, frequentati ogni giorno da 20.000 persone.

Le esigenze

Nel 2014 è stata avviata una profonda riqualificazione degli impianti tecnologici, sia per soddisfare il crescente fabbisogno energetico previsto per l'apertura di nuovi padiglioni, sia per adeguare il rendimento degli impianti esistenti, che, a causa dell'obsolescenza e della scarsa razionalizzazione della rete di distribuzione, era inferiore addirittura al 60%. Il rinnovamento degli impianti tecnologici dell'Ospedale Sant'Orsola - Malpighi si inserisce nel progetto che ha come acronimo RES-Hospitals (Energia da fonti rinnovabili-Ospedali) e che mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica nei 15.000 circa ospedali esistenti in Europa.

La soluzione Viessmann

La nuova centrale termica ipogea si trova a 12 metri sotto terra. La soluzione realizzata ha cambiato radicalmente lo stato esistente, passando da caldaie a distribuzione a vapore ad una centrale trigenerativa da oltre 3,3 MW elettrici e 2,9 MW termici che garantisce anche il condizionamento dei 31 padiglioni. Contestualmente è stato rinnovato anche il sistema di condutture che trasportano il riscaldamento e la refrigerazione tra la centrale e i padiglioni ospedalieri. Nel dettaglio, sono state installate 4 caldaie per acqua calda ad alta efficienza Vitomax LW M84A Viessmann da 12 MW ciascuna, che producono acqua a 95° C, più un recuperatore di energia sui fumi, due cogeneratori a gas naturale da 3,352 MWe e 3,190 MWt che producono acqua calda ed energia elettrica, due gruppi di assorbimento monostadio da 2,399 MW. L'impianto in assetto trigenerativo sfrutta la stessa acqua calda per alimentare l’impianto di climatizzazione invernale, le utenze tecnologiche e i 2 gruppi ad assorbimento che generano energia frigorifera per il condizionamento estivo. L'impianto di trigenerazione permette di coprire gran parte del fabbisogno energetico dell’intero ospedale.

Il progetto di rinnovamento del Policlinico ha coinvolto anche il rinnovamento della centrale di produzione di vapore situata nell'ala Malpighi. Nel 2013 sono state fornite 2 generatori di vapore Vitomax HS da 4 t/h 10 bar con economizzatore, che assicurano la produzione di vapore per i vari processi ospedalieri.
Gli interventi di riqualificazione degli impianti hanno consentito la riduzione del 27% sui consumi di energia primaria e la riduzione del 22,2% delle emissioni in atmosfera

PROGETTO

PALAZZO PUBBLICO DI SIENA

gasgas

CALDAIA A GAS

PROGETTO

PALAZZO PUBBLICO DI SIENA

gasgas

CALDAIA A GAS

Il Palazzo Pubblico di Siena è uno dei più eleganti e fantasiosi esempi di architettura gotica civile. Realizzato tra il 1297 e il 1310, è costituito da un edificio centrale a tre piani e due corpi laterali a due, sormontati da merlatura guelfa. Sopra svetta la Torre del Mangia, lo storico campanile laico alto 88 m. All'interno del palazzo, oltre agli uffici amministrativi del Comune di Siena, si trova il Museo Civico. 

Nel 2002 è stata effettuata la riqualificazione energetica degli impianti. Il vincolo principale dell'intervento era rappresentato chiaramente dal fattore storico: era fondamentale trovare la soluzione meno invasiva per non incidere sulla struttura storica anche dal punto di vista estetico. 
La vecchia caldaia a gasolio è stata sostituita con un'efficiente Viessmann caldaia a gas a condensazione, abbinata ad una canna fumaria di dimensioni ridotte rispetto a quella dell'impianto precedente.

Progetto e impianto

Progettista: Studio Ing. Cinelli (SI) Arch. Amidei Consorzio CITIS di Siena

Prodotti Viessmann: caldaia a gas a condensazione Vitocrossal 300 CT3 da 720 kW

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