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1 dicembre 2020  |  a cura di Marco Rossi  |  condividi con

Perché è importante calcolare la carbon footprint

1 dicembre 2020
Efficienza Energetica

Un’etichetta che esprime, attraverso il parametro della “CO2 equivalente”, le emissioni di gas climalteranti di un prodotto, un servizio o un’organizzazione. La Carbon Footprint è uno strumento che favorisce la salvaguardia dell’ambiente, la green reputation e la riduzione dei costi.

È come immaginare che un prodotto, un servizio o un’organizzazione lascino traccia del proprio passaggio su una superficie di neve fresca: più grande e profonda sarà l’impronta durante il ciclo di attività, più rilevante sarà l’impatto nei confronti dell’ambiente.
La Carbon Footprint (CFP) o impronta di carbonio, è lo strumento ideato per misurare in CO2e (CO2 equivalente) le dimensioni di questa impronta: significa quantificare le emissioni di gas ad effetto serra generate da un prodotto nel suo ciclo di vita o dalle attività di un’organizzazione, ma anche individuare strategie e comportamenti in grado di ridurre e compensare tale impatto ambientale.

La CFP può misurare le emissioni di un prodotto/servizio o di un’organizzazione, e considera tutti e 6 i gas serra identificati dal protocollo di Kyoto: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6).

Cosa misura la Carbon Footprint?

  • La CFP di un prodotto o di un servizio quantifica le emissioni di gas ad effetto serra prodotte lungo l'intero ciclo di vita dello stesso. Nell'ambito dei vari processi, viene generato un inquinamento lungo la filiera "from cradle to grave", ovvero “dalla culla alla tomba”, di cui il cliente finale è in qualche modo responsabile in quanto fruitore.
  • La CFP di un’organizzazione, invece, consente di contabilizzare le emissioni di gas climalteranti (GHG) causate direttamente o indirettamente dalle sue attività. Dalla gestione e manutenzione degli edifici (energia, materia e acqua) alla distribuzione dei prodotti, agli spostamenti dei dipendenti, ai viaggi di affari e alle forniture.

Come gestire l’impronta a partire dall’analisi fino alla comunicazione dei risultati

Ogni CFP viene calcolata adattandosi e modellandosi sulle diverse specificità. Tuttavia, può essere stilato un elenco generico di azioni.

  • CFP di prodotto. Ogni prodotto è caratterizzato da un proprio ciclo di vita, che parte con l’estrazione delle materie prime, prosegue con la lavorazione vera e propria (con annessi e connessi), arriva fino al confezionamento, per terminare poi con il trasporto, l’utilizzo e l’eventuale smaltimento. Questi processi implicano l’utilizzo di energia e di inquinanti ambientali, che se adeguatamente controllati e resi meno impattanti (per esempio con processi produttivi più efficienti) possono contribuire a ridurre l’impronta di carbonio.
  • CFP di un’organizzazione. Il punto di partenza è sempre rappresentato dall’individuazione delle prestazioni ambientali dell’azienda, identificando e valutando le fonti chiave di emissione. La fase successiva prevede l’individuazione delle opportunità per ridurre le emissioni di carbonio, fissando gli obiettivi di riduzione. Il monitoraggio annuale dei risultati consente di mantenere sotto controllo i processi ed eventualmente misurare i progressi, così da comunicare all’esterno un’immagine aziendale attenta alle tematiche ambientali.

Vantaggi derivanti dal calcolo della CFP

Un’analisi approfondita dell’impronta di carbonio può portare a un duplice vantaggio, diretto e indiretto.

La propensione all’abbattimento delle emissioni e al risparmio energetico richiede un percorso di aggiornamento tecnologico che può comportare in maniera diretta benefici sul bilancio aziendale, riducendo per esempio i costi di approvvigionamento energetico. Tali misure possono inoltre aprire un ventaglio di opportunità nell’accesso agli incentivi, sempre più orientati alla sostenibilità ambientale. Le emissioni di gas serra si trasformano così da problema a parte della soluzione, in un circolo virtuoso.

Il vantaggio indiretto, non meno importante, consiste nell'accrescere la “green reputation” di un’azienda. Quantificare il proprio impatto sull’ambiente e cercare di ridurlo (per esempio con la produzione di energia da fonti rinnovabili o la piantumazione di alberi) è percepito dai consumatori come un indice di qualità e sostenibilità delle imprese, dimostrandosi un’azione molto efficace anche dal punto di vista dell’immagine. La CFP si configura dunque come opportunità per avviare iniziative di marketing ambientale, basate però su azioni concrete e non semplice “greenwashing” (ossia l’ambientalismo di pura facciata).

Una normativa internazionale

Il riferimento normativo originario per il calcolo della Carbon Footprint è individuato nella norma ISO/TS 14067 "Greenhouse gases - Carbon footprint of products - Requirements and guidelines for quantification and communication" pubblicata nel maggio del 2013. Un testo che ha letteralmente dato il via alla definizione di principi e linee guida per la quantificazione e la comunicazione dell'impronta di carbonio.
La normativa è stata successivamente aggiornata nel 2018. La ISO 14067 continua ad essere il riferimento per la CFP di prodotto o di servizio, la parte relativa alla comunicazione è stata approfondita dalla ISO 14026, mentre la ISO 14064-1/2/3 è riconducibile alla CFP delle organizzazioni.

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