La microcogenerazione e piccola cogenerazione riguardano impianti fino a 1 MW. È una scelta che Pmi, terziario, commercio, hotel e centri sportivi dovrebbero sempre valutare.
Quando si parla di cogenerazione, ossia gli impianti che producono in modo combinato elettricità e calore, si pensa generalmente alle grandi industrie energivore o alle centrali di teleriscaldamento: si tratta di centrali da varie decine di MW di potenza in grado produrre grandi quantità di energia elettrica e termica. Questa tecnologia, invece, è estremamente flessibile e grazie a impianti compatti di piccola taglia (microcogenerazione e piccola cogenerazione) è adatta anche a contesti come le Pmi e le aziende artigiane, al terziario, al commerciale, agli impianti sportivi e alle piscine, alle strutture ricettive (Ospedali, RSA e Hotel), e persino a complessi residenziali.
Esempio profili di fabbisogno energetico per tipologia di utenza.
Ma cosa si intente tecnicamente per microcogenerazione e piccola cogenerazione?
In funzione della potenza elettrica dell’impianto, la normativa distingue la cogenerazione in:
- microcogenerazione (potenza elettrica < 50 kW);
- piccola cogenerazione (potenza elettrica < 1 MW);
- cogenerazione (potenza elettrica > 1 MW).
In questo contesto parliamo, quindi, di impianti con potenza fino a 1 MW.
Ricordiamo che un impianto cogenerativo è composto da un motore (generalmente endotermico a gas metano, ma anche a gasolio o a biomassa), un generatore elettrico e un sistema di recupero del calore.
Producendo in modo simultaneo energia elettrica e termica, un cogeneratore permette di ottenere un rendimento nettamente più alto (superiore al 30% ) rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia, risparmiando combustibile e abbattendo le emissioni di CO2.
La cogenerazione, infatti, recupera e riutilizza a fini di riscaldamento il calore prodotto durante il processo di generazione di elettricità, che normalmente viene disperso, portando il rendimento complessivo medio sopra l’85% rispetto all’energia primaria immessa (per approfondire l’argomento, è disponibile la nostra Guida alla cogenerazione nelle imprese).
Esempio grafico della produzione di energia tramite cogenerazione
Ai risparmi economici derivanti dal minore consumo di combustibile si sommano gli incentivi statali a disposizione: gli impianti di tipo CAR (Cogenerazione ad alto Rendimento) possono infatti accedere al sostegno dei Certificati Bianchi o Titoli di Efficienza Energetica. Le unità di micro e piccola cogenerazione sotto 1 MW di potenza sono considerate CAR, indipendentemente dal risparmio di energia generato, quindi possono sempre richiedere l’incentivo. Per i microcogeneratori, inoltre, è possibile sfruttare l’Ecobonus, ossia le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica degli edifici, che permette di detrarre il 65% delle spese sostenute.
(Per approfondire leggi: "Come calcolare la convenienza economica della cogenerazione").
Anche nel caso della microcogenerazione e piccola cogenerazione, per trarre un vantaggio economico installando un impianto è necessario che l’utenza sia caratterizzata da un fabbisogno contemporaneo e possibilmente costante di elettricità e calore. Infatti, mentre l’elettricità non consumata può essere immessa nella rete pubblica con il meccanismo dello Scambio sul Posto (valevole per tutti gli impianti di potenza elettrica fino a 200 kW), se il calore prodotto non è utilizzato viene di fatto sprecato, annullando così il vantaggio della tecnologia in termini di rendimento ed efficienza. Va considerato che mediamente un cogeneratore di piccola taglia produce 1/3 di energia elettrica e 2/3 di calore.
L’energia termica prodotta da un cogeneratore di piccola taglia può essere impiegata per produrre acqua calda sanitaria o per esigenze di riscaldamento. Tenendo conto del corretto dimensionamento dell’impianto per evitare sprechi termici, nel caso di picchi di richiesta di calore può essere installata una caldaia di supporto. Il calore prodotto può anche essere accumulato per essere utilizzato successivamente, tramite serbatoi di acqua calda opportunamente isolati.
Durante i mesi caldi, inoltre, il calore non utilizzato per il riscaldamento può essere sfruttato in un impianto di trigenerazione, che abbina al cogeneratore dei frigoriferi ad assorbimento producendo energia frigorifera da destinare al raffrescamento degli ambienti.
Esempio grafico della produzione di energia tramite trigenerazione
Pur con complessità minori rispetto a un grande impianto, le variabili in campo sono dunque molte, e anche i piccoli cogeneratori necessitano di un’analisi preliminare che determini le dimensioni correte per ottimizzare il ritorno economico. È necessario, quindi, affidarsi ad aziende specializzate e a professionisti competenti.