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20 aprile 2023  |  a cura di Industriale Viessmann
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Bilancio di sostenibilità, come cambia dal 2024

20 aprile 2023
Efficientamento Energetico

Secondo la nuova Direttiva Europea CSRD, tutte le imprese di grandi dimensioni e le PMI quotate dovranno rendicontare secondo nuovi standard le informazioni di sostenibilità e farle certificare.

Indice:

  1. Il Bilancio di sostenibilità diventa importante come quello finanziario

  2. Cosa è il Bilancio di sostenibilità

  3. Perché è nata la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive

  4. Cosa bisognerà dichiarare nel nuovo Bilancio di sostenibilità

  5. Chi riguarda la Direttiva CSRD e quando entrerà in vigore


Il Bilancio di sostenibilità diventa importante come quello finanziario

A partire dal prossimo anno le aziende europee dovranno porre molta più attenzione nel comunicare le proprie strategie a favore della sostenibilità. Il motivo è l’uscita della nuova Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD (Direttiva UE 2022/2624 del 14 dicembre 2022), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea lo scorso 16 dicembre ed entrata in vigore il 5 gennaio 2023. La nuova CSDR sostituisce la precedente Direttiva 2014/95/EU (Non-Financial Reporting Directive, NFRD) recepita in Italia con il Decreto legislativo 30 dicembre 2016, n. 254

Cambia dunque la normativa sul reporting di sostenibilità delle imprese, il cosiddetto Bilancio di sostenibilità, che diventerà obbligatorio per una platea più ampia di soggetti e dovrà essere certificato da organismi indipendenti, assumendo di fatto la stessa dignità di quello finanziario, con cui dovrà essere pubblicato in modo integrato.

Ad oggi il Bilancio di sostenibilità è obbligatorio solo per 11.600 imprese europee (le grandi società quotate). Con la nuova Direttiva ne coinvolgerà invece più o meno 50.000 in Europa e 6.000 in Italia.

 

Cosa è il Bilancio di sostenibilità

Il Bilancio di sostenibilità è un documento che raccoglie le informazioni relative ai risultati ottenuti e agli obiettivi aziendali futuri sugli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG), misurando l’impatto dell’impresa sul territorio e sulla comunità.

Attualmente si tratta di un documento obbligatorio solo per una limitata categoria di grandi imprese (quelle quotate oltre i 500 dipendenti), ma viene redatto volontariamente anche da un gruppo di società che vogliono dimostrare il proprio impegno verso le tematiche ambientali.

Esistono diversi standard per la stesura del Bilancio di sostenibilità, tra i quali il più diffuso è quello del Global Reporting Iniziative (GRI). Al suo interno è contenuta una lista di indicatori che fotografano l’azienda sotto molti aspetti: dai consumi energetici all’utilizzo di fonti rinnovabili, dalle caratteristiche dei dipendenti alla salubrità dell’ambiente di lavoro.

Un Bilancio di sostenibilità è rivolto a tutti gli “stakeholder” (cittadini, investitori, fornitori, istituzioni) perché possano avere un quadro completo dell’impatto del business di un’impresa.

 

Perché è nata la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive

Da quanto la vecchia direttiva NFRD sulla rendicontazione non finanziaria è stata recepita dai Paesi europei il contesto è mutato. Ad esempio, allora non esistevano ancora le normative in tema di trasparenza sulla finanza sostenibile. Nel frattempo, gli impegni europei contro il climate change sono diventati più forti ed è nato il Green Deal europeo che impone di arrivare a un’economia carbon neutral entro il 2050.

Le regole sul reporting di sostenibilità, insomma, dovevano essere riscritte e introdurre paletti più stringenti per dare informazioni più affidabili al mercato ed evitare pratiche di “greenwashing” nel dichiarare un approccio alla sostenibilità solamente di facciata.

In particolare, con la consultazione pubblica del 2018 effettuata dalla Commissione Europea è emerso che le informazioni di carattere non finanziario comunicate dalle aziende non fossero verificate né comparabili. Inoltre, le istituzioni europee si sono rese conto che era necessario estendere l’ambito di applicazione della NFRD ad ulteriori soggetti.

La nuova CSDR ha quindi riscritto le regole con cui deve essere redatto un Bilancio di sostenibilità, imponendo un nuovo standard unico a livello europeo che favorisce la pubblicazione di informazioni più complete, uniformi, comparabili e sottoposte a certificazioni indipendenti da parte di un ente accreditato.

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Cosa bisognerà dichiarare nel nuovo Bilancio di sostenibilità

I nuovi criteri per il Report di sostenibilità secondo la Direttiva CSRD sono stati fissati negli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che prevedono standard diversificati per grandi imprese e PMI. Le informazioni che dovranno comparire coprono a 360 gradi diversi aspetti della sostenibilità ambientale, sociale e di governance.

Per quanto riguarda gli aspetti ambientali della sostenibilità, i temi comprendono cambiamenti climatici, inquinamento, risorse idriche, economia circolare, biodiversità ed ecosistemi. Sotto il profilo climatico ed energetico, il documento dovrà indicare, tra le altre cose:

  • che il modello e la strategia aziendali sono compatibili con la transizione verso un'economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C in linea con l'accordo sul clima di Parigi e con l'obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050;
  • gli obiettivi connessi alle questioni di sostenibilità, inclusi, ove opportuno, gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 e il 2050, una descrizione dei progressi realizzati e una dichiarazione che attesti se gli obiettivi dell'impresa relativi ai fattori ambientali sono basati su prove scientifiche.

 

Chi riguarda la Direttiva CSRD e quando entrerà in vigore

La platea dei soggetti coinvolti dalla nuova direttiva CSRD sul Bilancio di sostenibilità si allarga a tutte le grandi imprese, anche quelle non quotate, e a tutte le PMI quotate, secondo questo calendario che parte con la rendicontazione del 2025 e arriva a quella del 2028:

  • 2025, relativamente ai dati dell’esercizio finanziario 2024, le grandi imprese di interesse pubblico già soggette alla rendicontazione non finanziaria. Queste realtà, quindi, nel 2024 dovranno avere già adottato gli strumenti per la raccolta dei dati da pubblicare l’anno successivo;
  • 2026 (dati dell’esercizio finanziario 2025) le grandi imprese attualmente non soggette alla NFRD (con più di 250 dipendenti e/o 50 milioni di euro di fatturato);
  •  2027 (dati dell’esercizio finanziario 2026) le PMI quotate, ad eccezione delle microimprese.
  • Le PMI quotate potranno godere di un periodo transitorio, che le esenterà dall’applicazione della direttiva fino al 2028.

 

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