Decisamente meno costosa del gasolio e del gas, la biomassa legnosa è una risorsa disponibile in grande quantità che grazie all’innovazione tecnologica delle caldaie inquina meno delle fonti fossili.
La biomassa legnosa è una fonte rinnovabile disponibile in grande quantità e vi sono vari argomenti a suo favore per un proficuo impiego nella produzione di energia. Vediamo quindi perché è da prendere in considerazione l’idea di installare una caldaia a biomassa per il riscaldamento e per i processi produttivi.
La biomassa nella decarbonizzazione dell’Europa
La biomassa legnosa è tra le fonti di energia che contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico messa in campo con il protocollo di Kyoto del 2005, che si è posto l’obiettivo di ridurre il consumo di fonti fossili non rinnovabili. L’Europa intende arrivare nel 2020 a consumare il 20% di energia da rinnovabili (elettriche e termiche), e per il 2030 l’asticella è stata alzata fino 32%.
L’utilizzo della biomassa legnosa a fini energetici ha molti vantaggi:
- è più economica rispetto al gasolio o al gas
- è meno soggetta a fluttuazione del prezzo
- contribuisce alla sicurezza energetica riducendo la dipendenza dalle fonti fossili importate da aree geopoliticamente a rischio
- rispetto ad altre fonti rinnovabili come eolico e solare, il suo approvvigionamento è programmabile
- è una risorsa disponibile in abbondanza: in Italia il potenziale di biomassa forestale utilizzabile in modo sostenibile (utilizzando l’accrescimento delle piante) risulta essere tre volte superiore rispetto all’attuale sfruttamento.
- consente di trasformare in risorsa una materia prima altrimenti inutilizzata (come gli scarti della lavorazione del legno o le potature e i residui di pulizia di aree boschive)
I vantaggi economici della biomassa legnosa
Il rendimento delle moderne caldaie a biomassa legnosa, disponibili in un'ampia gamma di potenze e adatte quindi sia in ambito residenziale che industriale (Viessmann ne produce di varie tipologie ), è simile a quello del gas e vicino al 90%, ma rispetto ai combustibili fossili la legna è decisamente più economica. Il suo utilizzo è particolarmente indicato per le aziende che lavorano il legno, che possono riutilizzare i propri scarti di lavorazione trasformandoli in risorsa energetica. Nel caso di aziende poste vicino ad aree boschive si può sfruttare la “filiera corta” per l’approvvigionamento, minimizzando i costi di trasporto e l’inquinamento prodotto.
Vediamo le quotazioni che riporta l’Aiel (Associazione italiana energie agroforestali) riferite ad aprile 2018, che pongono a confronto le diverse fonti di energia primaria (prezzo medio al consumatore finale, IVA e tasse incluse, trasporto escluso).
- Gasolio da riscaldamento: 132 euro/MWh
- Gasolio agricolo e per serre: 87 euro/MWh
- Metano domestico: 72 euro/MWh
- Pellet in sacchi da 15 Kg: 65 euro/MWh
- Pettet in autobotte: 60 euro/MWh
- Legna da ardere sfusa M20: 39 euro/MWh
- Cippato M35: 29 euro/MWh
- Cippato M50: 21 euro/MWh
(Le sigle alfanumeriche indicano in percentuale il contenuto di acqua contenuta rispetto al peso, che si traduce in una maggiore o minore resa del combustibile).
La scelta del tipo di biomassa legnosa dipende da vari fattori:
- la valutazione economica,
- l’eventuale disponibilità locale di materia prima,
- la resa energetica che si vuole ottenere.
L’acquisto di una caldaia dipende dalla specifica biomassa utilizzata, perché ciascun sistema ha caratteristiche differenti (per conoscere le caratteristiche della biomassa legnosa e le differenti tipologie di caldaie si veda l'articolo "Biomassa Legnosa per il Riscaldamento Industriale").
La biomassa legnosa utilizzata deve essere di qualità e con caratteristiche dichiarate e costanti per garantire un funzionamento corretto ed efficiente della caldaia.
La biomassa e l’ambiente
Nonostante le potenzialità della biomassa legnosa come risorsa energetica, restano diffuse le preoccupazioni circa le sue emissioni in atmosfera. Il dibattito è in corso, ma è bene fare alcune precisazioni.
Innanzitutto, la combustione del legno è definibile “CO2 neutra”, perché l’anidride carbonica rilasciata durante il processo è quella immagazzinata nella pianta durante la sua vita: in pratica, pur essendoci rilascio di CO2 in atmosfera, non è “aggiuntivo”. Questo vantaggio non va sprecato ricorrendo ove possibile a materiale di “filiera corta”.
Come in tutti i processi di combustione, la biomassa legnosa rilascia in atmosfera alcuni elementi nocivi (ossidi di Zolfo, ossidi di Azoto, monossido di carbonio e particolato come il PM10). Ma la quantità e la tossicità di questi elementi dipende dalla qualità della legna e dal processo di combustione.
L’evoluzione tecnologica, insomma, fa la differenza: se le vecchie stufe domestiche o i camini aperti sono responsabili dell’emissione di notevoli quantità di polveri sottili, non è così per le moderne caldaie, specie di grandi dimensioni, dotate di sistemi di regolazione della combustione, di sistemi di filtrazione e di recupero dei fumi.
Gli apparecchi moderni producono una quantità di particolato inferiore anche del 90% rispetto a quelli vecchi. Inoltre, secondo un recente studio svizzero riportato dall’Aiel, il particolato emesso è prevalentemente inorganico, separabile dai sistemi di filtrazione e caratterizzato da una tossicità trascurabile. A ulteriore prova di quanto la moderna tecnologia possa fare la differenza, ecco cosa riporta Arpa Emilia: se un camion emette 11,9 kg di PM10 l’anno e un camino quasi 21, una moderna stufa a fiamma inversa ne emette 1,9.
(I dati sono contenuti nella Rivista di Arpa -Agenzia regionale prevenzione e ambiente dell’Emilia-Romagna N° 1 Marzo 2015).