L’altro aspetto che ha fatto orientare le aziende verso la biomassa riguarda le emissioni, infatti, il legno ha un bilancio neutro riguardo la CO2 perché nella combustione, viene prodotta la stessa quantità di anidride carbonica che si sarebbe prodotta dalla fermentazione e decomposizione naturale della pianta.
Anche l’approvvigionamento della materia prima, è un punto a favore perché la legna è disponibile in grande quantità ed è presente sul territorio nazionale quindi non c’è bisogno di ricorrere a lunghi trasporti che, oltre ad essere dispendiosi, hanno una forte ricaduta sull’impatto ambientale.
Quando parliamo di recupero della biomassa, sostanzialmente sono possibili due forme di approvvigionamento:
- Approvvigionamento diretto attraverso produzione locale grazie a piantagioni a rapido accrescimento e alla valorizzazione della biomassa presente nel territorio.
- Approvvigionamento attraverso fornitori specializzati che reperiscono il combustibile sul mercato
Con il termine Biomassa ci riferiamo a pezzatura e forme del legno da ardere che si dividono in:
- Legna a ciocchi (o ceppi) e tondelli; costituiti da porzioni di tronco.
- Bricchette di legno; costituiti da residui di legno pressati.
- Segatura e Trucioli; derivanti da scarti industriali e dalla lavorazione di latifoglie e conifere.
- Cippato; legno naturale tritato con o senza corteccia.
- Pellets; scarti di lavorazione del legno naturale trasformati in cilindretti pressati ad elevato potere calorifico.
Il cippato derivante da piantagioni a rapido accrescimento fa parte delle coltivazioni considerate “Tecnologiche” perché i tempi di produzione sono ridotti rispetto ad altri tipi di legno. Dal momento della semina, il raccolto è pronto dopo 20 settimane, momento in cui la pianta ha raggiunto una lunghezza di 2 mt utile per la compressione all’interno della macchina.
Raccolto (ogni 3 anni) : 12t/ha x a = 5.000 lt equivalenti petrolio
Caldaie a biomassa industriali: come funzionano?
L’impianto termico a biomassa ha al proprio interno le seguenti componenti meccaniche:
- Un impianto per l’estrazione del combustibile dal silo di stoccaggio
- Un impianto di combustione, inclusi i dispositivi per l’alimentazione del combustibile e la rimozione delle ceneri
- Un sistema di recupero del calore dai fumi, dotato o meno di economizzatori
- Un impianto di estrazione e trattamento dei gas combusti con relativo camino
Caldaie a Biomassa Industriali: quanto si risparmia?
Prendiamo come esempio una struttura ricettiva con un impianto in funzione dal 2004 in provincia di Trento, appartenente alla zona climatica F. L’ obiettivo dell’impianto era di fornire calore e acqua calda sanitaria ad una struttura con un volume totale riscaldato di 20.000 mc suddiviso in:- 50 camere da riscaldare
- SPA con piscina interna, idromassaggio esterno ed interno, saune, bagni turchi, cabine beauty, sala congressi, lobby bar, ristorante e garage.
L’impianto in funzione alimentato a gasolio è stato sostituito da una caldaia a biomassa a cippato con potenza 400 kW con un consumo annuo di 650-700 msr e un’energia erogata pari a 480-500 MWh.
Adottando questa soluzione il gasolio evitato è stato di 45.800 litri, mettendo a paragone la spesa del gasolio e quella di cippato l’anno vediamo quanto la biomassa è conveniente rispetto al combustibile fossile:
Costo cippato 24 €/msr x 700 msr/anno = 16.800 €/a
Costo gasolio 1,1 €/l x 45.800 l/anno = ca. 50.400 €/a
Risparmio: 33.600 €/a
La biomassa per il riscaldamento industriale è tra le migliori soluzioni per ridurre i costi ma ci sono altre tecnologie che possono migliorare di molto il rendimento delle industrie o delle strutture private.
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