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14 giugno 2019  |  a cura di Industriale Viessmann  |  condividi con

Fotovoltaico: in quanto tempo si ripaga un impianto aziendale?

14 giugno 2019
Fotovoltaico

Con l’autoconsumo dell’elettricità prodotta dal sole si può azzerare la bolletta elettrica, rientrando dall’investimento in soli sei anni. Ecco i numeri per fare i conti.

Installare un impianto fotovoltaico è senz’altro un’ottima soluzione per rendere eco-sostenibili i consumi di energia elettrica aziendali.

Ma quanto è conveniente dal punto di vista economico?
E in quanto tempo si ripaga l’investimento?


Ecco le risposte a queste domande.

Il costo di un impianto fotovoltaico varia in funzione della complessità dell’installazione (tipo di tetto, manodopera, tipologia delle strutture di montaggio) e del numero di inverter necessari.

In media, un impianto di taglia “aziendale” tra i 20 e i 50 kW di potenza di picco costa tra i 1.000 e i 1.500 euro per kW installato. Un impianto di 50 kW, quindi, ha un costo che parte da 50.000 euro. Una spesa inferiore per kW installato è possibile nel caso di grandi impianti, nei quali i costi fissi, come le varie autorizzazioni, possono essere diluiti su una cifra complessiva maggiore.
Così, con una potenza compressa tra 100 e 500 kW, l’investimento necessario può essere più vicino ai 1.000 euro/kW.

Nonostante oggi non sia più possibile accedere agli incentivi diretti del Conto Energia che remunerano la quantità di elettricità prodotta, l’investimento necessario per installare in un impianto fotovoltaico può essere ripagato in pochi anni.
Questo è possibile semplicemente grazie all’autoconsumo, che è la forma di valorizzazione oggi più conveniente. Vediamo perché.

Consumare tutta l’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico consente di ridurre notevolmente o addirittura eliminare la bolletta elettrica, evitando non solo il costo della componente energia ma anche quello dei vari oneri che si aggiungono alle tariffe.

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Partiamo dal presupposto che un’azienda italiana paga l’energia elettrica circa 15-16 centesimi di euro per kWh, a volte fino a 20, e che un impianto fotovoltaico nel nostro Paese produce circa 1.100-1.200 kWh l’anno per kWp installato, al Sud anche 1.400 kWh. Considerando una producibilità media di 1.250 kWh l’anno e una tariffa dell’elettricità di 15 centesimi al kWh, il costo evitato è di poco inferiore a 190 euro/anno per kW installato.
Come si può facilmente calcolare, con l’autoconsumo il tempo di rientro dell’investimento di un impianto chiavi in mano di taglia 20-50 kW è compreso tra i sei e i sette anni, nei casi migliori anche cinque-sei.
Senza dimenticare che il fotovoltaico fa parte dei beni strumentali nuovi per i quali è previsto il super ammortamento, che consente di maggiorare il costo di acquisto del 30% a fini dell’ammortamento fiscale.

Se, invece, l’elettricità prodotta viene ceduta alla rete, il tempo di rientro dell’investimento tende ad allungarsi, perché la tariffa offerta dallo Scambio sul Posto, ossia il complesso meccanismo che determina il prezzo a cui viene pagata l’elettricità ceduta, è meno remunerativa e le entrate compensano solo parzialmente il costo dell’energia evitato grazie all’autoconsumo fotovoltaico.


Solo nel caso delle aziende energivore, con consumi superiori a 1 GWh e nelle quali l’incidenza del costo dell’energia sul fatturato è particolarmente alta, la convenienza dei pannelli è inferiore, perché questa tipologia di aziende gode di tariffe agevolate sull’energia elettrica, fino a 10/12 centesimi di euro/kWh.

Per massimizzare il ritorno dell’investimento, è fondamentale dimensionare l’impianto perché sia garantito il massimo autoconsumo dell’elettricità prodotta.

Un impianto sovradimensionato, infatti, è spesso svantaggioso. Bisogna valutare con attenzione la corrispondenza tra i momenti di produzione e i momenti di consumo: se un’azienda è operativa anche il sabato e la domenica (ad esempio un centro commerciale), tutta l’energia elettrica prodotta potrà essere consumata; in caso contrario, l’elettricità generata dal sole durante il weekend dovrà essere ceduta in rete (a meno di immagazzinarla in sistemi di accumulo), con un guadagno inferiore.

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