Legambiente indica che servono molti sforzi per centrare gli obiettivi del 2030. Non mancano gli esempi di Comuni che soddisfano il fabbisogno di cittadini e imprese con le fonti pulite.
Oggi sono circa un milione gli impianti a fonti rinnovabili sul territorio del nostro Paese, tra elettrici e termici, e si trovano in tutti e 7.914 Comuni italiani, mentre dieci anni fa erano solo 356.
In numeri assoluti, nel 2018 risultano:
- oltre 822mila impianti fotovoltaici,
- oltre 17mila tra idroelettrici (3.430),
- eolici (4618),
- a biogas e biomasse (2753),
- geotermici ad alta e bassa entalpia (7164).
Si contano poi 4,36 milioni di metri quadri di impianti di solari termici e oltre 66mila impianti a bioenergie per la produzione di energia termica.
La tecnologia più diffusa risulta il fotovoltaico, presente con almeno un impianto in quasi ogni Comune, mentre 7.121 Comuni utilizzano il solare termico e 4.064 sfruttano le bioenergie.
Inoltre, 1.489 ospitano impianti mini idroelettrici (in particolare al centro nord), 1.028 impianti eolici (soprattutto al centro-sud) e 598 hanno impianti geotermici.
Le energie rinnovabili hanno permesso a ben 3.054 Comuni di diventare autosufficienti per i fabbisogni elettrici e a 50 per quelli termici, mentre sono 41 le realtà rinnovabili al 100%, dove gli impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento soddisfano i fabbisogni dei cittadini e un mix di impianti diversi a fonti rinnovabili garantisce, e a volte supera, i fabbisogni elettrici.
Grazie a questo sviluppo sul territorio, in dieci anni la produzione da rinnovabili italiana è cresciuta di oltre 50 TWh, con un contributo che è passato dal 15 al 35,1% rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 18% in quelli complessivi.
Questi dati emergono dal rapporto Comuni Rinnovabili 2019 di Legambiente, un’indagine che mette a fuoco ogni anno i progressi nella diffusione di impianti a fonti pulite integrati nei territori che sfruttano virtuosamente risorse locali per alimentare cittadini e imprese.
A un primo sguardo sembra un quadro positivo, ma Legambiente sottolinea come, in realtà, i numeri ci pongano molto lontano dagli obiettivi previsti per il 2030 dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima per combattere i cambiamenti climatici.
Mentre nel 2018 a livello mondiale le rinnovabili hanno continuato a correre, in Italia le installazioni sono cresciute poco (analogamente agli ultimi cinque anni,) con solo 478 MW di fotovoltaico e 562 di eolico.
Così, dopo 12 anni per la prima volta la produzione di energia prodotta da sole, vento e bioenergie è diminuita, perché i nuovi impianti non riescono a recuperare la perdita di efficienza di quelli esistenti, e gli investimenti nel settore non decollano come sarebbe auspicabile.
Occorre considerare, inoltre, che i target italiani andranno sicuramente aumentati per renderli coerenti con gli impegni fissati con l’Accordo di Parigi.
L’obiettivo infatti è evitare l’innalzamento delle temperature medie di 1,5°C raggiungendo entro il 2040 il un sistema economico e produzioni a emissioni zero.
Dal grafico è evidente come siamo molto lontani dalle installazioni annue necessarie a raggiungere tale target. Sarebbe necessaria una fortissima accelerazione per smuovere questa situazione. Entro il 2030, per esempio, dovremmo riuscire a triplicare i 20 GW installati di impianti fotovoltaici.
Intanto fanno da buon esempio i 100 casi virtuosi evidenziati dal dossier di Legambiente, che raccontano la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, sostenibili dal punto di vista ambientale e integrati nel paesaggio.
Tra questi, c’è la Cooperativa Elettrica di Funes, in provincia di Bolzano, che soddisfa completamente il fabbisogno del territorio con un mix di fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, biogas). Producendo più energia pulita di quella consumata, vende il resto alla rete nazionale reinvestendo i ricavi sia in sconti sulla bolletta elettrica, sia realizzando nuovi impianti.
La SEM, Società Elettrica in Morbegno (Lombardia), invece, utilizza mini idroelettrico e biomassa per la produzione di energia elettrica grazie a una centrale di cogenerazione, mentre sempre la cogenerazione serve la rete di teleriscaldamento che alimenta l’abitato e la zona industriale con una utenza allacciata di oltre 75.000 kW.