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27 novembre 2018  |  a cura di Marco Rossi
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L’efficienza energetica conviene, ecco da dove partire

27 novembre 2018
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Riduzione dei costi specifici dell’organizzazione e abbattimento delle emissioni sono i principali vantaggi dell’efficienza energetica, ma non gli unici. Riassumiamo qual è l’iter da seguire per avviare un percorso virtuoso.

Promuovere l’efficienza energetica significa avviare un percorso per consumare meno risorse e per utilizzarle nel miglior modo possibile, riducendo i costi della propria attività e aumentando la competitività: in pratica si consuma (e si spende) di meno per fare le stesse cose.
L’efficienza energetica dovrebbe sempre rappresentare un obiettivo strategico per le imprese. Non solo. L’efficienza energetica è anche una delle armi più importanti - se non la più importante - per ridurre le emissioni e combattere il cambiamento climatico.

Sintetizzando, si può affermare che per le imprese migliorare l’efficienza energetica consente di ottenere questi vantaggi:

  • riduzione dei costi energetici
  • razionalizzazione e ottimizzazione dei processi produttivi
  • maggiore competitività
  • abbattimento delle emissioni inquinanti
  • possibilità di accedere ad agevolazioni statali/regionali
  • benefici di immagine da condividere con gli stakeholders

Di seguito introduciamo gli ambiti di azione generali dell’efficientamento energetico nelle imprese e l’approccio metodologico che deve essere utilizzato. Partiamo ora dallo scenario dei numeri e degli obiettivi nazionali.

Gli obiettivi europei e italiani per l’efficienza energetica

Il Protocollo di Kyoto, trattato internazionale siglato da 180 Paesi nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005, pone l’efficienza energetica al centro dei propri obiettivi per il contrasto al cambiamento climatico. L’Europa, con la Direttiva Europea 2009/29 conosciuta anche come piano “20-20-20”, ha dettato ai suoi Stati membri specifiche misure in materia, da adottare entro il 2020:

  • Ridurre del 20% delle emissioni di gas serra
  • Ridurre del 20% dei consumi energetici da fonti primarie
  • Soddisfare il 20% del fabbisogno energetico europeo con energie rinnovabili

Gli obiettivi di efficienza energetica dell'Italia al 2020 sono definiti dal Decreto legislativo n. 102 del 2014, che recepisce la Direttiva Europea sull’efficienza energetica: l’obiettivo è conseguire un volume di risparmi cumulati pari a 25,5 Mtep (Tonnellate equivalenti di petrolio) di energia finale (ossia l’energia effettivamente a disposizione degli usi finali, al netto di perdite e sprechi) nel periodo 2014-2020, per arrivare al traguardo finale con un consumo di energia primaria di 158 Mtep e di energia finale di 124 Mtep.

A che punto siamo rispetto a questi obiettivi?
Secondo il Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica 2018 dell’Enea,  nel 2016 la domanda nazionale di energia primaria è stata di 154,7 Mtep e nel 2017 dovrebbe essersi attestata attorno ai 155 Mtep.
Risultati decisamente soddisfacenti, quindi, raggiunti grazie agli incentivi statali messi a disposizione (certificati bianchi, detrazioni fiscali per l’edilizia, conto termico, nuovi standard normativi, interventi per la mobilità).
Tuttavia, dopo gli anni di crisi che hanno rallentato la produzione industriale, ora i consumi stanno nuovamente crescendo. Inoltre, mentre il settore residenziale è già praticamente arrivato alla sua meta, l’industria italiana è ancora a metà del percorso, mentre sono molto in ritardo sia i trasporti che il terziario. Nel frattempo, la Strategia Energetica Nazionale del 2017 ha già alzato l’asticella ponendo i nuovi obiettivi di efficienza energetica per il 2030, che indicano un risparmio energetico del 30% rispetto all’andamento tendenziale. C’è quindi ancora molta strada da percorrere.

Ambiti dell’efficienza energetica per le imprese

Ogni strategia di efficientamento energetico nell’ambito delle imprese va studiata e personalizzata per la specifica attività, sulla base dei suoi consumi e della tipologia di impianti. In generale, però, si possono individuare questi ambiti di azione:

  • Contenimento e ottimizzazione dei consumi energetici relativi alle attività produttive, sia elettrici (per esempio con inverter) che termici (per esempio con caldaie di ultima generazione o con cogeneratori, valutando sempre la possibilità di recuperare il calore dai processi).
  • Contenimento e ottimizzazione dei consumi relativi all’illuminazione (per esempio con la tecnologia LED), al riscaldamento e al raffrescamento degli ambienti per evitare sprechi, anche con valutazioni sull’involucro edilizio.
  • Contenimento e cambiamento dei consumi relativi ai trasporti aziendali, valutando anche l’acquisto di flotte di veicoli elettrici o ibridi.
  • Per contribuire alla diminuzione dei gas a effetto serra bisogna considerare anche la qualità delle fonti di energia impiegata, non solo la quantità, sostituendo ove possibile le fonti fossili inquinanti con fonti rinnovabili pulite.

Iter per l’efficientamento energetico

Esiste uno schema generale che ogni percorso di efficientamento deve seguire per approdare a risultati concreti. Ecco le fasi principali:

  1. Analisi iniziale: analisi della situazione dei consumi globale, individuazione delle “utenze” di consumo più importanti, creazione dei KPI (Key Performance Indicator) e individuazione della dipendenza tra acquisto dell’energia, generazione e prodotto finito. Questo primo step permette di capire quali sono le aree di miglioramento su cui intervenire.
  2. Analisi di dettaglio: raccolta ed elaborazione dei dati relativi ai consumi dei singoli processi produttivi, analisi e valutazione dei potenziali specifici di risparmio. Qui che rientra la stesura della diagnosi energetica o audit energetico, passaggio fondamentale per valutare e verificare nel dettaglio dei singoli processi e studiare la fattibilità tecnico-economica degli interventi e il ritorno dell’investimento.
  3. Realizzazione: una volta individuate le soluzioni più performanti e convenienti, è necessario affidarsi a partner qualificati per la progettazione e realizzazione degli interventi.
  4. Quantificazione dei risultati: il monitoraggio permanente dei dati significativi dei consumi permette di acquisire informazioni per avviare un processo gestionale di miglioramento continuo.

Ad oggi non tutte le organizzazioni implementano sistemi di gestione dell’energia, come ad esempio la ISO 50001, ma in generale si può affermare che interventi di efficientamento (siano essi legati ai comportamenti/gestionali o relativi all’installazione di nuovi impianti/revaping) non debbano essere visti come fini a se stessi, ma inseriti all’interno di un processo di miglioramento continuo denominato PLAN-DO-CHECK-ACT.

Gli interventi devono essere:
  • PIANIFICATI (in modo di arrivare alla migliore soluzione per la specifica applicazione)
  • REALIZZATI
  • CHECK (monitorati per verificare le effettive performances)
  • ACT (attuate le strategie di ottimizzazione)

 four pillars of development

 

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