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13 gennaio 2021  |  a cura di Industriale Viessmann
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L’Europa vuole tagliare le emissioni del 55% entro il 2030

13 gennaio 2021
Efficienza Energetica

L’obiettivo per i prossimi 10 anni doveva essere il taglio del 40%. Ma il Consiglio Europeo ha alzato la posta, fissando al 55% il traguardo da raggiungere. Una sfida ambiziosa e complicata, che avrà bisogno di investimenti ingenti e dello sforzo di tutti i settori.

L’asticella si alza, ora l’obiettivo è ancora più ambizioso. Lo scorso 11 dicembre il Consiglio Europeo ha approvato una riduzione interna delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Un aggiornamento della soglia, visto che in precedenza l’obiettivo era stato fissato al 40%.

Evidentemente è necessario correre più del previsto, e tempo da perdere non ce n’è se l’Europa vuol raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (compensando non solo le emissioni di CO2 residue, ma anche altre eventuali emissioni di gas serra).
Date che sul calendario sembrano lontane, ma che non lo sono poi così tanto se si considera la complessità dell’operazione e l’ingente mole di lavoro necessaria per portare gli Stati membri ad adeguarsi. Lo strumento attraverso il quale il Vecchio Continente dovrà arrivare a questa soglia è il Green Deal.

Cos’è esattamente il Green Deal?

Il Green Deal è un insieme di misure, soprattutto economiche (per sapere di più leggi anche "Green Deal, l’Europa fa sul serio contro il cambiamento climatico") che cerca di rendere più sostenibili la produzione di energia e i modelli di comportamento europei.

Gli obiettivi sono:

  • rendere più pulita la produzione di energia elettrica, favorendo le rinnovabili e disincentivando i combustibili fossili;
  • modificare usi e costumi consolidati: nuove regole per produrre, costruire o ristrutturare, favorire la mobilità elettrica, promuovere la biodiversità, sviluppare il concetto di economia circolare. Sono coinvolti, dunque, i settori dell’industria (soprattutto quelli più energivori), quello civile (edilizia residenziale e non) e quello dei trasporti.

Il tempo c’è, ma l’orologio corre

Il percorso che ha portato alla definizione delle scadenze per la “rivoluzione verde” dell’Europa parte dal 1997, quando attraverso l’avvio del protocollo di Kyoto viene individuato nel 1990 l’anno di riferimento (baseline) per confrontare tutti i dati relativi alle emissioni. Nel 2019 le emissioni sono calate del 24%, dunque in 30 anni l’Europa è riuscita a tagliare meno della metà di quel che dovrebbe fare nel prossimo decennio.
Ecco perché la sfida si configura come ardua. Non ci saranno più i grandi impianti vetusti da sostituire nell’Est Europa, ma al tempo stesso la tecnologia ha compiuto passi da gigante riuscendo a limitare i consumi di carburante fossile in tutti i settori dell’economia.

Cosa servirà per centrare l’obiettivo del 55%? La legge sul clima

Occorrerà un quadro normativo favorevole, unito a notevoli investimenti (previsti mille miliardi di euro di investimenti verdi per i prossimi dieci anni). Affinché questo accada sarà necessaria una Legge Europea sul clima, della quale sono state già formulate diverse proposte.
La legge non è ancora stata approvata, ma la roadmap è stabilita:

  • dicembre 2020: nuovo obiettivo dell'UE per il 2030 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990;
  • entro giugno 2021 revisione di tutti gli strumenti politici necessari per conseguire le riduzioni supplementari previste;
  • adozione di una traiettoria per il periodo 2030-2050 in modo da poter misurare i progressi compiuti;
  • entro settembre 2023, e ogni cinque anni, la Commissione valuterà la coerenza delle misure nazionali e dell'UE rispetto all'obiettivo della neutralità climatica; tra le misure rientrano ovviamente tutti gli incentivi per l’efficienza (come, ad esempio, Ecobonus e Superbonus o i Certificati Bianchi per le imprese e la PA, per i quali si attende una prossima revisione.
  • la Commissione sarà autorizzata a formulare raccomandazioni agli Stati membri i cui interventi non concorrono alla neutralità climatica;
  • gli Stati membri saranno tenuti a predisporre e attuare strategie di adattamento per ridurre la vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti climatici.

Consumi ed emissioni in Europa tra 2019 e 2020

L’Ue ha raggiunto entro il 2020 due obiettivi climatici su tre. Ma le misure messe in campo finora potrebbero non bastare per centrare i nuovi target proiettati al 2030.

  • Le emissioni di gas serra nel 2019 si sono complessivamente ridotte del 3,7% rispetto ai valori del 2018 nonostante la crescita dell’industria. Un dato importante, da attribuire al settore della produzione di energia elettrica (sostituzione della produzione da carbone con quella da fonti rinnovabili e gas);
  • nel 2019 è stata raggiunta la soglia del 19,4% di energia prodotta da rinnovabili;
  • meno positivo invece l’andamento dell’efficienza energetica, poiché solo nove paesi (tra i quali l’Italia) su 27 stanno rispettando un andamento compatibile coi rispettivi obiettivi.

Numeri tutto sommato confortanti in Italia

A far da sfondo c’è la pandemia, che influenza senz’altro il confronto tra i diversi periodi. L’aumento di consumi ed emissioni nel terzo trimestre del 2020, rispetto ai due precedenti, è infatti conseguenza della ripresa del ciclo economico dopo il lockdown. Secondo l’Enea, comunque, nei primi nove mesi dell’anno il calo stimato delle emissioni rispetto allo stesso periodo del 2019 è stato del 14%, mentre i consumi si sono ridotti del 7%.

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