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28 marzo 2022  |  a cura di Industriale Viessmann
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La strategia Viessmann contro il climate change

28 marzo 2022
Efficienza Energetica

Nel Report sul clima 2021 Viessmann spiega il piano LEAP to net Zero per abbattere le emissioni climalteranti, con azioni concrete che partono dalle proprie attività operative.


Indice
  1. Quanta CO2 possiamo ancora emettere per salvare la Terra
  2. Perché bisogna investire in soluzioni per il clima
  3. Cosa si può fare contro il climate change: la strategia Viessmann

Immaginiamo, magari tra 100 anni, un mondo in cui le città non sono più inquinate, dove gli edifici non causano emissioni in atmosfera e dove tutti i sistemi produttivi sono improntati alle buone pratiche del risparmio di risorse e dell’economia circolare. Nelle smart grid elettriche viaggia solo elettricità prodotta da fonti rinnovabili, nelle reti di distribuzione del gas scorrono biometano e idrogeno. I combustibili fossili sono solo un retaggio del passato e le catastrofi indotte dai cambiamenti climatici sono ormai considerate un rischio evitato.
Si tratta di uno scenario davvero immaginabile? Potrebbe certamente esserlo, se proseguiremo (accelerando!) nel percorso virtuoso che ci consentirà di “guarire” il nostro Pianeta utilizzando soluzioni che, per la maggior parte, sono già state individuate. Viessmann questo futuro lo chiama “climate positive” e lo ha stigmatizzato nel suo Report sul clima 2021, dove illustra come intende contribuire alla realizzazione di questo obiettivo. Perché ogni azienda dovrebbe dimostrarsi responsabile nei confronti di chi vivrà sulla Terra dopo di noi.
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Quanta CO2 possiamo ancora emettere per salvare la Terra

I dati scientifici ci dicono che il rilascio di 2.000 gigatonnellate aggiuntive di CO2 in Atmosfera, rispetto a quanta ne è stata emessa fino al 1850, provocherà un innalzamento della temperatura media globale di 1,5°C, valore oltre il quale le conseguenze per il Pianeta sono considerate irreversibili. Oggi ci resta un “credito” di carbonio di sole 300 gigatonnellate, se non vogliamo superare quella soglia. E al ritmo attuale di emissioni, questo budget si esaurirà in meno di 10 anni: in sostanza, dobbiamo correre per arrivare all’obiettivo “emissioni nette zero” (o neutralità carbonica). Significa che dobbiamo utilizzare tecnologie e processi che non emettono CO2 aggiuntiva (come le fonti rinnovabili per la produzione di energia) e che contemporaneamente la quantità di gas serra immessa in atmosfera venga compensata tramite sua la rimozione, per esempio tramite il ciclo naturale del carbonio con la piantumazione di alberi.
Secondo i calcoli del Watch and World Resources Institute riferiti al 2020, i principali responsabili dei gas serra a livello globale sono il settore dell’edilizia, con il 18% circa di tutte le emissioni (percentuale che sale fino al 30% considerando le emissioni indirette), l’industria (24% del totale), l’agricoltura/silvicoltura (18%) e i trasporti (16%). Su tutti questi settori bisogna intervenire velocemente.

Perché bisogna investire in soluzioni per il clima

Non investire in soluzioni per combattere il climate change non danneggerà solo l’ambiente, ma comporterà anche molti effetti negativi sociali ed economici. Per esempio, mantenendo invariati i livelli attuali delle emissioni, i paesi del G7 subirebbero una perdita media di PIL fino a 4 trilioni di euro l’anno. Significa che i costi del “non agire” sarebbero molto molto più alti dei costi necessari a cambiare le cose.
Agendo, invece, si otterrebbero una serie di benefici di grande impatto. Si potrebbero ad esempio risparmiare da 37 a 175 miliardi di euro solo in Europa grazie all’efficienza energetica o, ancora, da 30 a 40 miliardi grazie al miglioramento della salute della popolazione.
Se non facciamo nulla, la temperatura terreste rispetto all’era preindustriale potrebbe aumentare di 4 o 5 °C nel 2050. Gli attuali impegni degli Stati per la riduzione delle emissioni su scala mondiale, se messi in pratica, permetteranno di contenere l’innalzamento tra i 2 e i 2,9°C, valori non sufficienti e in contrasto con quanto concordato dai leader mondiali durante l’Accordo di Parigi del 2015 che si sono posti l’obiettivo non superare 1,5 °C di aumento, un target ribadito anche lo scorso novembre durante la COP26 di Glasgow.

Cosa si può fare contro il climate change: la strategia Viessmann

Mettendo insieme il proprio contributo interno con quello degli interlocutori esterni, Viessmann ha elaborato una strategia per il clima a 360 gradi che ha chiamato "LEAP to Net Zero”, ossia un salto verso un mondo a zero emissioni nette. Lo sguardo abbraccia sia la riduzione dell’impatto delle attività operative della società, sia l’effetto di mitigazione del cambiamento climatico che può avere la diffusione di soluzioni Viessmann presso cittadini e imprese (prodotti per la climatizzazione efficienti e basati su fonti rinnovabili, produzione di energia da fotovoltaico, solare termico e biomassa). Ma non solo, perché l’impegno si estende alla responsabilizzazione verso il cambiamento presso le comunità.
Quattro sono i pilastri d’intervento della strategia LEAP to Net Zero:
  • Leadership, basata sull’esempio;
  • Empowerment, per responsabilizzare gli utenti dei sistemi Viessmann;
  • Advocacy, per promuovere un movimento grazie alla partecipazione ad azioni per la lotta al climate change;
  • Partnership, per ridimensionare l’impatto ambientale di tutta la filiera lavorando insieme ai fornitori e ai partner.
Viessmann ha già fissato alcuni obiettivi concreti per concretizzare LEAP to Net Zero. Si è assunta l’impegno di dare l’esempio rendendo le sue attività produttive a zero emissioni nette entro il 2050, partendo da una prima riduzione di almeno il 48% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019.


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