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27 febbraio 2024  |  a cura di Industriale Viessmann  |  condividi con

La sicurezza energetica passa dalla diversificazione delle fonti

27 febbraio 2024
Efficientamento Energetico

Poter contare su forniture sicure di energia e a costi accessibili è un imperativo per tutte le imprese. Diversificando le fonti e introducendo le rinnovabili oggi è possibile.

 

  1. Cosa si intende per sicurezza energetica?
  2. Cosa significa sicurezza energetica per le aziende?
  3. Cosa è la diversificazione energetica?
  4. Perché è importante diversificare le proprie fonti energetiche?
  5. Quali sono le principali fonti energetiche in Italia?
  6. Quali sono le 7 energie rinnovabili?
  7. Quali sono le fonti energetiche più economiche?
  8. Quali tecnologie permettono di utilizzare fonti energetiche diversificate?

 

1. Cosa si intende per sicurezza energetica?

Sicurezza energetica significa poter contare su forniture di energia adeguate a soddisfare il proprio fabbisogno e a prezzi ragionevoli. Siamo ormai abituati a dare per scontato che questa esigenza sia sempre soddisfatta, ma dopo l’inizio della guerra in Ucraina e l’impennata dei costi energetici abbiamo imparato che le cose stanno diversamente.

Il problema è noto: l’Europa - e l’Italia in particolare - è sempre stata dipendente dalle importazioni di combustibili fossili e, soprattutto, dal gas naturale proveniente dalla Russia che fino al 2021 costituiva di gran lunga il nostro principale fornitore. Oggi questa dipendenza si è fortemente ridotta (nei primi 7 mesi del 2023 dalla Russia sono arrivati solo 2,3 miliardi di metri cubi di gas naturale, il 78% in meno rispetto a un anno fa), ma le nuove rotte di approvvigionamento dal nord Africa e dal Medio Oriente non sono certo prive di rischi, come dimostrano gli eventi recenti.

Per aumentare la sicurezza energetica, la strategia non può che prevedere la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, per essere meno soggetti a uno specifico evento che possa compromettere le forniture delle materie prime o far crescere i costi dell’energia.

 


2. Cosa significa sicurezza energetica per le aziende?

Ogni impresa sa che deve poter contare su forniture sicure e a costi sostenibili per proseguire la propria attività, soprattutto le imprese energivore. Quando questo non succede, si verificano squilibri che possono ripercuotersi sull’intera economia di un Paese. Come accaduto, ad esempio, durante l’autunno e l’inverno del 2022, quando, a causa dei prezzi energetici alle stelle, molte aziende hanno dovuto ridurre o sospendere temporaneamente la produzione.

Le imprese non possono decidere le politiche energetiche di un Paese, ma possono adottare strategie di mitigazione del rischio che puntino ad aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti.

Fondamentali a questo proposito sono le strategie di energy management che puntano a mitigare i rischi: affidarsi a fornitori affidabili, agire sull’efficienza per ridurre il fabbisogno grazie a impianti moderni e performanti e aumentare la propria indipendenza energetica autoproducendo l’energia da fonti rinnovabili.

La premessa per adottare qualsiasi azione è quella di effettuare una Diagnosi Energetica con la quale si crea una “mappatura” precisa dei consumi energetici a seconda a seconda della fonte e si individuano i possibili interventi migliorativi.
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3. Cosa è la diversificazione energetica?

Diversificazione energetica significa utilizzare diverse fonti energetiche e metodi di approvvigionamento, non dipendendo più solamente da una singola fonte e da un solo fornitore. La diversificazione aumenta logicamente il livello di sicurezza: esattamente come accade con la diversificazione degli investimenti, se uno risulta in perdita ci saranno sempre gli altri che potranno compensare.

Se una fonte energetica diventa difficile da reperire o troppo costosa, si può dirottare il fabbisogno su altre fonti senza dover forzatamente attuare politiche di austerity o, per quando riguarda le imprese, senza dover ridurre la produzione a causa dell’aumento dei costi.


4. Perché è importante diversificare le proprie fonti energetiche?

Come abbiamo visto, la diversificazione delle fonti è uno dei metodi fondamentali per aumentare la sicurezza energetica di una nazione o di un’impresa. Ma c’è di più.

Nonostante il concetto di diversificazione possa riguardare qualsiasi tipologia di fonte energetica (ad esempio passare dal carbone al gas o al GPL) il vantaggio maggiore si ottiene quando la diversificazione introduce nel mix energetico un consistente contributo di fonti rinnovabili.

Le fonti rinnovabili, infatti, hanno una caratteristica molto importante: essendo disponibili per tutti e non avendo bisogno dei costosi approvvigionamenti di materia prima, permettono di autoprodurre la propria energia a basso costo e di aumentare la quota di indipendenza energetica rispetto ai fornitori (per un Paese, significa ridurre le importazioni).

La diversificazione energetiche che punta sulle fonti rinnovabili permette di ottenere il duplice obiettivo dell’indipendenza energetica (con il conseguente abbassamento dei costi energetici) e della svolta green per la propria attività, contribuendo alla transizione energetica.

Come ha recentemente osservato la FIRE (Federazione Italiana per l’Utilizzo razionale dell’Energia), le imprese che hanno investito in efficienza energetica e fonti rinnovabili negli ultimi anni, non hanno subìto i contraccolpi della crisi dei prezzi dell’energia come gli altri e se tutti avessero fatto lo stesso, lo Stato avrebbe risparmiato diversi miliardi di bonus per compensare gli effetti del caro energia.

5. Quali sono le principali fonti energetiche in Italia?

Nonostante la crisi avviata con la guerra russo-ucraina, oggi l’Italia è ancora molto dipendente dai combustibili fossili importati dall’estero e soprattutto dal gas naturale, che resta la principale fonte per la produzione elettrica.

Secondo l’ultima Relazione annuale sulla situazione energetica nazionale del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), considerando la richiesta complessiva di energia, tra elettrica e termica, la composizione del mix energetico nazionale nel 2022 è stata la seguente:

37,6% gas naturale (68,7 miliardi di m3/anno, - 10,1% rispetto al 2021);

35,7% da petrolio e prodotti petroliferi, prevalentemente per i trasporti (58,4 Mtep, - 0,4% rispetto al 2021);

18,5% da fonti rinnovabili e bioliquidi (- 7,8% rispetto al 2021, con una flessione causata dal crollo dell’idroelettrico per colpa della siccità);

5% da combustibili solidi: + 34,1% rispetto al 2021 (prevalentemente carbone, utilizzato nel settore termoelettrico per contrastare il caro gas e il calo dell’idroelettrico);

2,5% da energia elettrica (+ 0,5% rispetto al 2021, per l’aumento delle importazioni).

Nel corso del 2023 le fonti rinnovabili hanno vissuto un’importante accelerazione, determinata dalla ripresa dell’idroelettrico e dalla crescita di installazioni di fotovoltaico e, in misura minore, di eolico. Ma la strada della diversificazione energetica per il nostro Paese è ancora lunga.

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6. Quali sono le principali fonti energetiche in Italia?

La natura ci mette a disposizione diverse risorse energetica con cui possiamo attuare una diversificazione, ricavando energia elettrica o calore per il riscaldamento e per i processi industriali. Alcune tecnologie sono mature e consolidate, altre sono in fase ancora sperimentale. Non tutte sono concretamente utilizzabili dalle aziende per il proprio mix energetico. Vediamo quali sono e quanto pesano nelle produzione elettrica, secondo i dati del MASE.

1.     Idroelettrico: è la fonte rinnovabile storica del nostro Paese; oggi vale circa il 40% delle rinnovabili elettriche nel complesso (ad esclusione degli anni di siccità, come il 2022, dove il suo contributo si è ridotto al 28%).

2.     Eolico: l’energia del vento nel 2022 ha costituito circa il 21% della produzione elettrica complessiva italiana.

3.     Solare: dopo alcuni anni di stallo, il solare fotovoltaico ha ripreso a correre nelle installazioni, con una produzione record cresciuta del 12% nel 2022 con cui ha guadagnano il 28% circa della “torta” della produzione elettrica da rinnovabili; nel 2023 le nuove installazioni sono ulteriormente decollate. Il solare termico, invece, sfrutta il calore del sole per produrre acqua calda sanitaria e supportare l’impianto di riscaldamento; è diffuso soprattutto in ambito residenziale.

4.     Bioenergie: con le centrali elettriche alimentate a bioenergie nel 2022 si è prodotto circa il 17% dell’elettricità rinnovabile italiana. Molto più consistente è la produzione di calore da biomasse solide, prevalentemente per l’uso in ambito domestico (stufe e caldaie a pellet e a legna).

5.     Geotermia ad alta entalpia: sfrutta sorgenti naturali ad alta temperatura per produrre elettricità. In Italia questa tecnologia ha un andamento stabile da diversi anni, pari a circa il 6% della produzione di elettricità da rinnovabili.

6.     Geotermia a bassa entalpia (pompe di calore). La geotermia a bassa entalpia sfrutta l’energia termica a bassa temperatura presente nel sottosuolo per restituire calore (o freddo) agli ambienti, grazie ciclo termodinamico delle pompe di calore. Per estensione, si può affermare che anche le pompe di calore che sfruttano l’aria esterna come fonte di energia fanno parte di questa categoria.

7.     Energia marina: allo stato attuale, i progetti per lo sfruttamento dell’energia cinetica di onde e maree per la produzione di elettricità è solo alla fase sperimentale.

ENERGY SPLIT PRO - capannone

 

7. Quali sono le fonti energetiche più economiche?

Confrontare i costi delle diverse fonti energetiche è un’operazione complessa e rischiosa, perché i molti fattori a cui fare riferimento variano nel tempo e quindi anche la “classifica” è in costante mutamento. I costi associati alle fonti di energia, infatti, possono cambiare a causa di fattori geopolitici, dell'innovazione tecnologica, delle economie di scala e delle politiche governative. Solo per fare un esempio, nell’autunno del 2022 il gas naturale era la fonte più cara in assoluto (e di conseguenza anche l’elettricità prodotta con il gas), mentre oggi le sue quotazioni sui mercati all’ingrosso sono scese di nuovo a livelli accettabili.

Sfruttare fonti rinnovabili come il sole o il vento (ma anche biomasse come gli scarti di lavorazione o i reflui zootecnici) comporta sempre il vantaggio di non dover acquistare la materia prima, perché è disponibile gratuitamente. Questo significa che una volta ripagato il costo dell’impianto, si può ottenere energia quasi gratuitamente (a parte i costi di manutenzione).

Tuttavia, per ottenere una valutazione corretta, per l’elettricità bisogna fare riferimento al LCOE Levelized Cost of Electricity, un parametro che indica quanto costa l’elettricità prodotta da un impianto nel suo ciclo di vita, considerando quindi anche i costi di acquisto, installazione, manutenzione, ecc).

Fino a una decina di anni fa, sia l’energia solare che quella eolica mostravano un LCOE medio superiore alle altre fonti tradizionali (ad esempio termoelettrico o nucleare), ma le economie di scala hanno ribaltato i risultati e oggi si può affermare che si tratta delle fonti energetica più economica in assoluto. Secondo un report della società internazionale di servizi finanziari Lazard, il LCOE medio degli impianti fotovoltaici “utility scale” di grandi dimensioni, oscillava all’inizio del 2023 tra i 24 e i 96 dollari/MWh (di più per impianti più piccoli), contro i 115-121 dollari/MWh delle centrali turbogas.

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8. Quali tecnologie permettono di utilizzare fonti energetiche diversificate?

Come abbiamo sottolineato, sicurezza e diversificazioni delle fonti energetiche per le imprese significa anche e soprattutto puntare sull’autoproduzione. Diversificare le fonti tramite l’adozione di tecnologie che siano in grado di produrre autonomamente elettricità e calore permette (almeno in parte) di evitare l’acquisto di fonti energetiche da fornitori esterni.

Coniugando il concetto di autoproduzione con lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, la tecnologia oggi più conveniente per le imprese è il fotovoltaico. I tetti di edifici e capannoni industriali e commerciali sono collocazioni ideali per l’installazione di grandi impianti fotovoltaici da dedicare all’autoconsumo, con i quali un’impresa può soddisfare in autonomia parte del fabbisogno elettrico sfruttando un’energia pulita e gratuita. Utilizzando il fotovoltaico per alimentare le pompe di calore elettriche (aria-acqua, acqua-acqua o geotermiche), si ottiene il riscaldamento degli ambienti “sicuro”, sostenibile e a basso costo (un esempio di accoppiata vincente tra fotovoltaico aziendale e riscaldamento a pompa di calore aria-aria per i capannoni è il sistema Energysplit PRO di Viessmann).

Una importante tecnologia che permette l’autoproduzione di energia, inoltre, è la cogenerazione. Producendo in modo combinato energia elettrica e calore utile, si risparmia energia primaria efficientando i processi produttivi. La fonte energetica utilizzata è generalmente il gas, ma esistono anche impianti cogenerativi a biomassa basati su turbine ORC (Organic Rankine Cycle), particolarmente indicati nel caso di industrie della lavorazione del legno che possono utilizzare scarti di lavorazione. Anche in questo caso, esattamente come per il fotovoltaico, si diversificano le fonti energetiche aumentando la propria sicurezza, l’autonomia e il risparmio.

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