Viessmann
27 luglio 2018  |  a cura di Giuseppe Amoruso  |  condividi con

Spesa energetica nella produzione alimentare: quanto spendi?

27 luglio 2018
Alimentare

Una delle principali voci di spesa per la produzione alimentare è quella legata all’energia. La cottura degli alimenti e delle materie prime e i trattamenti di conservazione e la sterilizzazione sono solo alcune delle lavorazioni per le quali è richiesta un’elevata quantità di energia termica. Ad essa si aggiunge poi il fabbisogno di elettricità, particolarmente elevato nel caso di aziende del settore alimentare dotate di impianti del freddo e macchinari per il confezionamento e anche il notevole consumo di acqua sanitaria per il lavaggio e la sterilizzazione degli ambienti. È possibile ridurre i consumi, senza compromettere la produttività? La risposta è sì, e in questo articolo vediamo come metterla in pratica.

Secondo l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico) i consumi energetici incidono in maniera negativa sui costi di gestione delle imprese che operano nel comparto alimentare.

L’agenzia ha stimato un consumo di energia finale, tra consumi energetici diretti e indiretti, derivanti dalla fase produttiva, dalla prima lavorazione, dalla trasformazione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti alimentari, pari a circa 15 Mtep.

Ad aggravare ancora di più la situazione, dal punto di vista economico, sono le spese per le fonti energetiche. Molte aziende utilizzano ancora macchinari alimentati con combustibili fossili ed elettricità, che risultano quindi particolarmente energivori.

Come abbassare i costi energetici per la produzione alimentare?

Partendo prima di tutto da un’analisi dei consumi. Se sai quanto e dove spendi di più, puoi intervenire in maniera mirata adottando le giuste misure di efficientamento energetico. 

La diagnosi energetica è obbligatoria per le aziende che:

  • Utilizzano almeno 2,4 GWh di energia elettrica oppure almeno 2,4 GWh di energia diversa da quella elettrica

  • Sono caratterizzate da un rapporto costo effettivo dell’energia e fatturato uguale o superiore al 3%

Tuttavia anche le realtà industriali che non rientrano nell’obbligo e che hanno consumi energetici inferiori possono richiedere l’analisi. Ciò permetterà loro di avere un’idea più chiara della percentuale di risparmio che si può ottenere grazie all’efficientamento della struttura.

Efficientamento aziende alimentari: casi di successo

A seconda della tipologia di industria alimentare e delle operazioni richieste dallo specifico ciclo produttivo i consumi energetici variano significativamente.

Caso 1

Prendiamo il caso di un’impresa avicola che opera in provincia di Brescia. Dopo i lavori di ampliamento dello stabilimento, l’azienda aveva notato un aumento nei consumi energetici, in particolare quelli di energia termica. Sebbene potesse sembrare normale che la maggior produzione necessitasse di maggiori quantità di energia, solo grazie all’analisi energetica è stato possibile diagnosticare i reali punti deboli dell’impianto.

  • I generatori esistenti, oramai obsoleti, erano causa di continui malfunzionamenti e interruzioni che rallentavano la produzione.

  • L’impianto non era più in grado di soddisfare le nuove esigenze energetiche giornaliere e, tra l’altro, non era più a norma in quanto alimentato ancora a gasolio

  • I costi per l’approvvigionamento del combustibile si stavano facendo davvero pesanti

Il passaggio a un combustibile fossile meno inquinante e l’installazione di una caldaia a condensazione di nuova generazione hanno permesso all’azienda di migliorare l’efficienza energetica. Oggi l’impianto di riscaldamento industriale ha un rendimento decisamente elevato, che assicura all’azienda un risparmio di energia pari al 30-40%.

Tutto questo è stato possibile grazie alla consulenza di un tecnico qualificato Viessmann, che ha aiutato l’azienda a individuare la soluzione più adatta per risolvere le sue criticità.

Caso 2

L’azienda dolciaria Maina Panettoni, invece, aveva altre necessità. Nel 2015 la sede di Fossano (CN) è stata oggetto di un importante ammodernamento delle linee, che permetterà in futuro di aumentare del 30% la capacità produttiva. Con l’occasione si è deciso di intervenire anche sugli impianti di produzione per l’energia, andando prima di tutto a studiare le opportunità di risparmio energetico ed economico.

La soluzione individuata dai tecnici è ricaduta su un impianto di cogenerazione Vitobloc 200 EM 530/600 alimentato a gas metano abbinato a una caldaia a vapore speciale a recupero di calore Vitomax AHK da 400 kg a 6 bar. L’impianto così concepito è in grado di produrre contemporaneamente energia elettrica, acqua calda e vapore, riuscendo così a soddisfare le esigenze energetiche di tutta l’attività industriale.

Una scelta ad alto rendimento, che rispetta a pieno le indicazioni sulle emissioni previste dalla Regione Piemonte e che ha permesso all’azienda Maina di ottenere i certificati bianchi e risparmiare sui costi di realizzazione.

Diagnosi energetica: chi la fa e in che cosa consiste?

L’audit energetico è svolto da figure autorizzate, come gli Energy Manager e le ESCo, che si avvalgono di benchmark di settore per confrontare i parametri raccolti. Dall’analisi dei dati i professionisti sono in grado di capire se i consumi della tua azienda sono in linea con quelli delle altre imprese appartenenti allo stesso settore e sanno consigliarti le soluzioni più adatte per risparmiare sui costi.

Nello specifico, l’analisi energetica permette di:

  • Definire il bilancio energetico dell’edificio o dell’azienda
  • Ricercare gli interventi di riqualificazione possibili
  • Valutare le opportunità tecniche ed economiche
  • Ridurre le spese di gestione

E tu lo sai quanto spendi per l’energia? Richiedi un’analisi gratuita e scopri se la tua azienda è da bollino rosso o verde.

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